bardo Inviato Novembre 29, 2006 Segnala Share Inviato Novembre 29, 2006 Su spunto di flessio, parliamo un po' del gatto selvatico. Il Gatto selvatico (Felis silvestris) è la specie più nota di gatto selvatico. Possiede moltissime sottospecie divise in tre "gruppi": lybica (gatto fulvo d'Egitto), ornata (gatto delle steppe) e silvestris (gatto selvatico europeo). Si ritiene comunemente che il progenitore dell'attuale gatto domestico (Felis silvestris catus) sia proprio Felis silvestris lybica anche se non possono essere escluse ibridizzazioni con altre sottospecie. Gruppo lybica: Gatti africani Felis silvestris brockmani (Africa orientale) Felis silvestris cafra (Africa meridionale) Felis silvestris foxi (Africa occidentale) Felis silvestris griselda (Africa centrale) Felis silvestris lybica (Nord-Africa e Penisola Arabica) Felis silvestris ocreata (Africa centro-orientale) Felis silvestris pyrrhus (Africa centro-occidentale) A questo gruppo appartengono le sottospecie proprie delle isole del Mediterraneo. Non conoscendosi resti di questi animali nei giacimenti del Pleistocene, si suppone che siano stati introdotti dall'uomo a cominciare dall'Olocene. Queste sottospecie sono: Felis silvestris cretensis (Creta) Felis silvestris jordansi (Maiorca) - Di identità dubbia, probabilmente estinta attualmente Felis silvestris reyi (Corsica) Felis silvestris sarda (Sardegna) Gruppo ornata: Gatti asiatici Felis silvestris caucasia (Anatolia e Caucaso) Felis silvestris caudata (Asia centrale) Felis silvestris ornata (Persia e India) Felis silvestris shawiana (Cina e Mongolia) Gruppo silvestris: Gatti europei Felis silvestris grampia (Scozia) Felis silvestris silvestris (Maggior parte dell'Europa) Felis silvestris tartessia (Penisola Iberica a sud dei fiumi Ebro e Duero) Gatto selvatico italiano E' una delle presenze più misteriose delle macchie e dei boschi della penisola italiana: schivo, diffidente, con abitudini quasi esclusivamente notturne, riesce a passare quasi sempre inosservato fino a rendersi addirittura invisibile. Nella maggior parte dei casi se ne scopre la presenza (discorso simile a quello sulla lince) soltanto dai segni della sua attività notturna, come resti di prede, impronte, segni degli artigli sulle cortecce, riconoscibili però solo con occhi esperti, oppure purtroppo per gli esemplari che muoiono travolti dalle auto in corsa mentre attraversano la strada. E' un animale di medie dimensioni, particolarmente potente e agile, abile arrampicatore, con testa larga e massiccia, muso corto, grandi occhi ellittici verde-oro, lunghe vibrisse, dentatura tipicamente da carnivoro e lunghe orecchie. Il corpo è lungo circa 47,5-80 cm e la coda, cilindrica e ad apice mozzo, è lunga come metà del corpo, circa 26-37 cm; il peso si aggira tra i 5 e i 18 kg. Gli arti sono robusti, con dita dotate di cuscinetti elastici e artigli acuminati retrattili. I suoi caratteri più distintivi sono i vistosi anelli e la punta nera della coda, le quattro striature scure nella regione cervicale fino alla base del collo e la fascia nera sul dorso che si interrompe alla base della coda. Il pelo, fulvo giallastro o bianco-argenteo è normalmente folto e ancor più in inverno: i peli erettili interagiscono con le vibrisse per dotarlo di straordinarie capacità tattili e sensitive. Questo felino teme ben pochi predatori ed è perennemente all’erta per cacciare in lente e lunghissime perlustrazioni con vista e udito pronti a far scattare attacchi fulminei. Caccia prevalentemente piccoli roditori, scoiattoli, lepri e conigli, uccelli e rettili, ma non disdegna anche alcuni insetti. Ottimo pescatore, ama artigliare i pesci per poi mangiarseli. Il Gatto selvatico conduce spesso vita solitaria e anche nei casi in cui vive in coppia i due individui conducono vite autonome all’interno di un territorio ben definito marcato continuamente dal maschio con spruzzi di orina. E’ attivo soprattutto nelle ore del crepuscolo e in quelle dell’alba, quando può sfruttare la sua vista acutissima, mentre trascorre gran parte delle sue giornate in una tana, di solito nella cavità di un vecchio tronco, in un buco tra le rocce o in un cespuglio molto fitto, purché asciutto. E’ attivo durante la giornata soltanto in inverno, quando scarseggiando i roditori deve poter cacciare altre prede, e tra metà gennaio e metà marzo, periodo degli amori. Abita prevalentemente i boschi di latifoglie, i boschi misti e la macchia mediterranea (Sardegna), soprattutto in terreni impervi e rocciosi, con forre rocciose dalla vegetazione rigogliosa, praterie e radure interrotte da cespugli. Raggiunge la maturità sessuale a 10 mesi-un anno, e lo sviluppo completo a 3 anni. Dopo l'accoppiamento, che si svolge in primavera, la gestazione dura 63-68 giorni. Il numero dei piccoli varia da 2 a 6 cuccioli, di solito 3 o 4; la madre, raramente assisistita dal padre, rimane con essi solo fino al raggiungimento dell'autosufficienza, che raggiungono verso i 3 mesi. L’allattamento dura circa un mese dopo il quale la femmina procura ai piccoli piccole prede. Il primo periodo di vita autonoma è però il più difficile per i gatti selvatici: solo il 10% dei nati infatti raggiunge il secondo anno di età. Ha una speranza di vita media di 12- 15 anni. Numeroso un tempo sulle montagne d'Europa e nell'Asia occidentale, oggi il gatto selvatico è purtroppo in via d'estinzione, eccetto in alcune zone dell'Europa Orientale. In Italia, dove è specie protetta, la popolazione di Gatto selvatico è stata stimata in circa 700 800 animali distribuiti nelle Alpi liguri, nelle Alpi Carniche, nella parte centrale della dorsale appenninica, nel Gargano, in Sicilia. In Sardegna abita il Gatto selvatico sardo (Felis silvestris sarda) che non appartiene al gruppo della sottospecie europea presente nel resto dell'Italia, ma deriva dalla sottospecie africana (Felis silvestris lybica), e si ritiene introdotto dall'uomo circa 10000 anni fa. E' un endemismo sardo a livello di sottospecie. Questa sottospecie è più piccola, ha coda lunga e un ciuffo di peli sull'estremità delle orecchie. Le principali minacce alla sopravvivenza della specie sono: 1. La persecuzione diretta da parte dell’uomo, che sebbene diminuita miete ancora molte vittime, soprattutto attraverso l'uso di tagliole e lacci. 2. L’ibridazione con gatti domestici, che sono anche un veicolo per pericolose patologie ( è considerato il principale fattore di minaccia per la specie). 3. La distruzione e frammentazione degli habitat. Nei secoli passati fu perseguitata dalla caccia come “nociva” e persino per fini culinari. Foto Gatto selvatico Foto distribuzione Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
samantha Inviato Novembre 29, 2006 Segnala Share Inviato Novembre 29, 2006 che meraviglia... complimenti luca! Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
flessio Inviato Novembre 29, 2006 Segnala Share Inviato Novembre 29, 2006 Grazie a Bardo per la consueta precisione dei suoi interventi. Mi risulta che il gatto selvatico, al contrario del micio domestico, non sotterri gli escrementi. Ah, e poi un dilemma sistematico: ero convinto che il gatto domestico fosse una specie a sé stante, invece pare sia una sottospecie di Felis silvestris. E' così? Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
bardo Inviato Novembre 29, 2006 Autore Segnala Share Inviato Novembre 29, 2006 E' vero, al contrario del gatto domestico non sotterra gli escrementi e inoltre non gioca con la preda. Molti tassonomi assegnano alla medesima specie il Gatto Selvatico Europeo (Felis silvestris silvestris) e il Gatto Selvatico Africano (Felis silvestris libyca), e pongono sullo stesso piano il gatto domestico (Felis silvestris catus). Sono d'accordo. Credo quindi che il gatto domestico non sia altro che una sottospecie del gatto selvatico (lybica e/o silvestris), pur probabilmente incrociato con altre specie. Curiosità: La maggior parte degli studiosi ritiene che le razze di gatto domestico a pelo corto discendano dal ben noto gatto selvatico fulvo (Felis silvestris lybica), di origine africana, addomesticato dagli antichi egizi forse già nel 2500 a.C. e poi introdotto in Europa dai crociati, dove si mescolò ai gatti selvatici indigeni, di dimensioni più piccole. Le razze a pelo lungo, invece, derivano probabilmente dal manul o gatto di Pallas (Otocolobus manul, o Felis manul), un piccolo gatto selvatico dell'Asia centrale. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Aquilotta Inviato Novembre 29, 2006 Segnala Share Inviato Novembre 29, 2006 Non ci posso giurare sopra, ma credo di averne avvistati ben due.... in entrambe le occasioni era giorno (non mi ricordo il periodo dell'anno, la seconda volta era sicuramente inverno), in luoghi lontani da ogni abitazione umana. So che il maschio del gatto domestico può spostarsi anche di chilometri in cerca di una femmina in estro, ma certo la colorazione (soprattutto la coda dalla punta tronca con grossi anelli neri) mi hanno fatto pensare al gatto selvatico. Il mantello è incredibilmente mimetico, al secondo avvistamento che ho fatto il gatto si è arrampicato su una scarpata poi si è girato a guardarmi... nonostante fosse, a dir tanto, un 10-12 metri da me non riuscivo a distinguerlo tra la vegetazione e l'ho avvistato solo ricorrendo ad un piccolo binocolo... ci siamo guardati.. poi come una deficiente mi sono messa a parlare e lui ha deciso che era troppo... ed è sgusciato via. Dimenticavo... Località: Parco del Monte Cucco (PG) Ambiente: bosco misto di latifoglie su terreno roccioso ricco di anfratti e sporgenze. O sono meno rari di quanto si pensi... oppure ho avuto un gran... colpo di fortuna... oppure mi sono sbagliata (ma quando mai!!!!) Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
FunFun Inviato Novembre 29, 2006 Segnala Share Inviato Novembre 29, 2006 Meravigliosa descrizione. Grazie Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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