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Benvenuto a te e ai tuoi urodeli! Ciao
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Boh, potrebbe essere una larva di coleottero. Servirebbe un'immagine. Devo chiederti però di aprire un'altra discussione, dato che in questa discussione il tuo post è off-topic. Grazie.
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Il fatto che non le piacciano i cloruri in effetti potrebbe essere dovuto al suo adattamento all'acqua dolce. Ipotesi rinforzata anche dal turnover del sodio (immagino abbia anche lei una proteina di membrana che funziona da pompa sodio/potassio) rispetto al turnover dell'acqua. Ma io di cnidari non so un fico secco, quindi servirebbe l'autorevole parere in merito di Orkaloca... Curioso anche il discorso della pesca.
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Questo è stato il tuo ultimo post, datato meno di un mese fa. Mi ha colpito l'inizio: "Io sono fortunata...". Ciao Kiaretta
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Le conclusioni di Mar Kino sono giuste, anche se partono da presupposti errati: in realtà d'inverno non si trovano insetti (o meglio: ALCUNE SPECIE di insetti) perché stanno svernando sotto varie forme (larve, uova, crisalidi/pupe etc.) e non perché non riescano ad alzarsi in volo a causa della condensa. In effetti gli insetti presentano soglie di temperatura, umidità relativa etc. al di sotto (o al di sopra) delle quali non compiono alcune attività come il volo. Ma qui il problema è scartato a priori proprio a causa della diapausa (il "letargo" degli insetti). I pipistrelli vanno effettivamente in letargo, come la maggior parte dei mammiferi che hanno difficoltà a trovare cibo in inverno. Al contrario degli uccelli insettivori (es. rondine, cuculo etc.) che invece migrano quando gli insetti cominciano a scarseggiare. Nella dieta dei chirotteri nostrani sono comprese diverse specie di insetti alati di abitudini prevalentemente crepuscolari, fra cui falene e zanzare. Esistono anche alcune falene (credo della famiglia nottuidi) che emettono a loro volta ultrasuoni per disturbare il sistema di ecolocalizzazione dei pipistrelli. Poi ci sono anche applicazioni pratiche del sonar dei chirotteri: in Canada è stato registrato e diffuso con altoparlanti in alcuni frutteti per allontanare le falene che così non potevano deporre le loro uova sulle piante. Ciao ps: secondo me il topic va meglio nella sezione selvatici
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Nel senso che chi "quota" è d'accordo. Il verbo "quotare" è un'italianizzazione dell'inglese "to quote", che letteralmente significa "citare"; nei forum www "quotare qualcuno" ha assunto il significato di "citare in senso positivo", insomma essere d'accordo. Fine dell'OT (=off-topic, cioè fuori tema) Tornando alle tartarughe: occhio a non fare confusione tra razza e specie, si tratta di due concetti diversi. Una specie è composta da individui interfertili solo fra di loro e non con quelli di altre specie (salvo ibridi, che sono in genere sterili), mentre una razza proviene da una selezione genetica per determinati caratteri (es. colore del mantello per i cavalli, etc.). Non saprei dire se per le tartarughe di allevamento ci sia una selezione di razza, ma mi sembra poco probabile. ciao ps: JOHNKENDO, non usare abbreviazioni da SMS (=short message service) perché è vietato dal regolamento, grazie.
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Sposto questa interessante discussione nella sezione invertebrati d'acqua dolce e marini. Complimenti a Bardo per la sua solita precisione nelle documentazioni. Sarei curioso di sapere se (come penso) questa specie ha una pressione osmotica interna più bassa rispetto alle specie marine, per adattarsi alla minore densità dell'acqua dolce. E (aspetto più "pratico") se può essere utilizzata come indicatore ambientale. Ciao
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Dipende soprattutto dalla temperatura esterna e dal periodo dell'inverno. Tutti gli insetti presentano delle soglie termiche per le loro attività, fra le quali il volo: ad inizio o fine inverno, quando non sono rare giornate abbastanza calde, possono avvenire sfarfallamenti di massa di alcune specie. In sostanza, bisogna chiedersi non solo che temperatura c'è al momento, ma se ha fatto o meno caldo nei giorni precedenti. Poi ci sono specie più termofile, e specie che sopportano meglio temperature più basse: per esempio, fra i primi insetti ad uscire in primavera (febbraio-marzo) ci sono i tipulidi (zanzaroni); per vedere invece una Cetonia (scarabeide) in genere bisogna aspettare fino a maggio.
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D'accordo con stevecavio, le mandibole dei blattodei non mi risulta siano così robuste da poter infliggere morsi seri: si tratta di insetti a regime alimentare prevalentemente saprofago (mangiano sostanze organiche varie) e non predatorio. Separare i maschi dlale femmine è una buona idea, a due condizioni: che i sessi siano facilmente distinguibili, e che la specie non presenti partenogenesi (riproduzione senza la fecondazione). Ciao ps: a voler essere rigorosi, la dizione giusta è Gromphadorina portentosa, dato che il nome specifico va scritto sempre in minuscolo
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Mi giudichi così inaffidabile? laugh.gif Penso che giupix intendesse dire che per prendere queste decisioni non bisogna basarsi sull'istinto ma su dati oggettivi: cioè informarsi.
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Quasi sicuramente aveva terminato il suo ciclo vitale. I lepidotteri (farfalle e falene) molto raramente svernano come adulti. Alcune specie sono migratrici es. Acherontia atropos (notturna) e Danaus plexippus (diurna), per le altre che vivono nelle regioni temperate o fredde lo svernamento avviene allo stadio di larva o di crisalide, più raramente di uovo.
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Probabilmente è un coleottero curculionide, ma da una descrizione o anche solo da un disegno non si può azzardare la specie. Cerca qualche immagine su google e vedi se può corrispondere. Ciao
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Già, i procellariformi (berte, fulmari, uccelli delle tempeste ed albatros) sono specializzati nella vita pelagica. Se non sbaglio, volano quasi a pelo dell'acqua sfruttando anche lo spostamento d'aria prodotto dalle onde. Rispetto ad altri pennuti marini che vanno più in profondità (nell'ordine sterne, sule, cormorani, pulcinella, urie, gazze marine e pinguini) pescano soprattutto in superficie.
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Secondo la checklist della fauna italiana (2003) sono presenti 5 famiglie, 9 generi e 12 specie (compresi però anche i cheloni marini). Nelle specie terrestri, fra i Testudinidae sono segnalate le specie che hai citato tu, mentre è presente anche il genere Mauremys, famiglia Batarugidae, con due specie Tartarughe d'acqua dolce: nella famiglia Emydae (3 specie), ormai è ritenuta una specie acclimatata anche Trachemys scripta elegans. Per ora (e per fortuna) non è acclimatata invece Chelydra serpentina, la tartaruga azzannatrice, di cui erano stati ritrovati alcuni esemplari in provincia di Modena o Reggio Emilia.
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Negli invertebrati il cuore (quando presente) è in effetti poco più che un vaso sanguigno che pompa l'emolinfa. Negli anellidi (come da scheda allegata) mi risulta che ce ne siano più d'uno, non so quanti di preciso. Ciao ps per stevecavio: ok per la citazione delle fonti bibliografiche se a completamento di un'informazione
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Le oscillazioni delle popolazioni non dipendono solo dal sistema preda-predatore, che pure è molto importante. Ci sono anche altri fattori, come l'annata climatica più o meno favorevole in termini di temperatura e pioggia ad esempio, o la disponibilità di una determinata fonte alimentare. Le cimici hanno un apparato boccale pungente-succhiante, costituito da una guaina (rostro) che è la modificazione del labbro inferiore, e che contiene 4 stiletti, 2 mascellari (modifcazione delle mascelle) e 2 mandibolari (delle mandibole); i 4 stiletti uniti formano 2 canali, il canale alimentare attraverso cui l'insetto aspira la linfa dalla pianta (o dalla preda) ed il canale salivare con cui immette saliva nei tessuti. Di norma la saliva contiene enzimi che facilitano il processo alimentare. Idem per gli afidi. Le lumache invece si alimentano attraverso la radula, ma al momento non so dirvi di più. Ciao ps: belle foto Aquilotta, soprattutto la prima!
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Non ho mai letto articoli al riguardo, mi è stato detto "en passant" durante un seminario. Sì, i tachinidi si comportano in quel modo. Anche se in realtà hanno due tipi di uova: macrotipiche, che sono quelle che hai descritto; e microtipiche, che vengono deposte sulle foglie e poi ingerite dall'ospite. I tachinidi non si nutrono solo di cimici, molte specie vivono a spese di bruchi di lepidotteri. I fugnhi di cui parla stevecavio sono ad esempio quelli del genere Beauveria ed Entomophthora. Non colpiscono solo formiche ma diversi ordini di artropodi (insetti e ragni). Alcuni sono usati per la lotta biologica. Se fate una ricerca in rete trovate del materiale.
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Dunque, i limitatori che ho citato prima sono predatori di afidi. Le cimici non hanno molti predatori fra i vertebrati per via delle loro ghiandole ripugnatorie (in sostanza fanno abbastanza schifo da mangiare); ma fra gli insetti ci sono senz'altro predatori generici es. altre cimici, ragni etc., e poi ci sono i parassitoidi che si sviluppano a spese delle uova e dei giovani delle cimici (imenotteri, varie specie di varie famiglie; e poi ditteri tachinidi). La chitina non è un problema, considera che nella parte ventrale sono abbastanza perforabili.
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Corretto Steve, anche se dipende molto dalla specie; fra le cimici (o meglio: fra gli eterotteri in generale) ci sono alcune specie più strettamente predatrici (es. famiglia antocoridi, predatori di psille e tisanotteri; oppure le cimici assassine, famiglia reduviidi, che predano mosche e larve di lepidotteri) ed altre prevalentemente fitofaghe che occasionalmente hanno comportamento predatorio. In generale le cimici non sono un problema eccessivo sulle piante ortive...molto peggio una seria infestazione di afidi. Ma con un buon equilibrio biologico sarà pieno anche di limitatori naturali (sirfidi, crisope, coccinelle, fitoseidi etc.).
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Vive sulle piante (rovi, noccioli, dipende un po' dalla specie); si nutre pungendo e succhiando la linfa dalle foglie.
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Dalla descrizione potrebbe essere Gonocerus sp. http://www.veluwe-insecten.nl/diversen/het...ngulatus_th.jpg O qualche altra specie della famiglia coreidi. Entrano nelle abitazioni per svernare.
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Grazie a Bardo per la consueta precisione dei suoi interventi. Mi risulta che il gatto selvatico, al contrario del micio domestico, non sotterri gli escrementi. Ah, e poi un dilemma sistematico: ero convinto che il gatto domestico fosse una specie a sé stante, invece pare sia una sottospecie di Felis silvestris. E' così?
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D'accordo con l'analisi di bardo sulla poiana. Invece non credo proprio che un gheppio possa creare problemi alle galline, è troppo piccolo e si ciba soprattutto di insetti e piccoli vertebrati: al massimo potrebbe spaventarle quando è in volo, ma niente di più.
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Per tenere lontano il dingo dagli allevamenti, concentrati nella zona orientale del continente, gli australiani hanno eretto una cortina di filo spinato dal Queensland al Victoria, con scarsi risultati. Altra tragica curiosità è che in slang australiano il dingo veniva (viene) chiamato "six pack", ovvero "pacco da sei". Il motivo? Il premio per l'abbattimento di un dingo era di 10 dollari australiani, somma equivalente al costo di un pacco da sei lattine di birra. Come tutti gli animali introdotti dall'uomo il dingo ha causato molti più problemi alla fauna autoctona che agli allevamenti; fra l'altro è stato introdotto proprio in una regione abitata prevalentemente da mammiferi primitivi, ed è stato credo il primo placentato ad approdare in Australia (chirotteri esclusi). A titolo di esempio, è probabilmente dovuta al dingo l'estinzione sul continente del diavolo di Tasmania, che sopravvive ormai solo sull'omonima isola.