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framelpignano

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  1. Buongiorno, scusami ela per la svista, sono imperdonabile… cerco di rimediare. Partendo dal presupposto che la parte più flessibile del cavallo è l’incollatura e che le origini delle asimmetrie nascono proprio li, è a questa che deve essere rivolta inizialmente la massima attenzione. La priorità prima di pensare a cosa e come fare per migliorare l’ asimmetria è una corretta diagnosi, capire se il cavallo che dobbiamo lavorare è flesso a destra o a sinistra… un’indicazione abbastanza attendibile di solito ce la da la criniera, molto spesso a patto che una toelettatura non ne abbia cambiato la forma naturale, essa cade dal lato della flessione naturale. Stabilita la flessione naturale si può cominciare a cercare di migliorare la situazione, prendiamo il caso di un cavallo naturalmente flesso a sinistra… come avevo già scritto: A questo punto io comincio da terra con il lavoro a mano, ovvero con le flessioni laterali dell’incollatura preceduta dalla decontrazione della mascella, è difficile spiegare bene le flessioni via monitor, l’ideale sarebbe vederle quantomeno…ci provo, in poche parole mi piazzo su un lato del cavallo ad es. il sinistro all’altezza della spalla con la mano sinistra all’anello del filetto e la destra che tiene la redine destra poco più avanti del garrese… faccio prima “dar la bocca” con un’azione della mano sinistra verso l’alto, verso la connessura labiale cosi che il cavallo decontragga la mascella dopo di che con la redine destra chiedo al cavallo di piegare l’incollatura verso la destra ( quindi al lato opposto di dove è piazzato il cavaliere ) magari aiutandomi con la mano sinistra che spinge un po’ verso la destra, con il cavaliere che arriva a piazzarsi di fronte al cavallo… inizialmente basta qualche secondo, poi si può gradualmente aumentare. Le flessioni da terra si fanno prima nell’at e poi al passo, dopodiché si possono trasferire nel lavoro montato con la stessa idea di progressione, nell’alt poi al passo poi al trotto e cosi via. Si può fare anche alle redini lunghe, a patto che il cavallo conosca già le flessioni, anche se è più difficile… se poi si vuole approfondire, e chiaramente è più difficile ma i risultati sono migliori (nel cavallo da sella è l’esercizio più importante) si può proseguire con l’insegnamento della spalla in dentro, che è l’esercizio fondamentale per correggere le asimmetrie, e questo si può fare sia a mano che montato che alle redini lunghe, prima al passo poi al trotto… utilissimo può essere anche il lavoro in controflessione, nell’esempio specifico di un cavallo flesso a sinistra, è molto utile lavorare in un circolo a mano sinistra con la flessione a destra. Una volta che il cavallo da la flessione più o meno bene da entrambe le parti, questo dipende dal cavallo poiché ci sono quelli più e quelli meno asimmetrici, si tratta solo di pensare a come proseguire questo percorso… ad esempio cominciare il lavoro dal lato più difficile poi lavorare il lato facile e poi ancora un attimo sul lato difficile, cosi avrò lavorato due volta la flessione difficile e una quella facile, senza insistere troppo a lungo su quella difficile che può portare a contrazione del cavallo. Se ci fosse bisogno di approfondire qualche passaggio in particolare lo faccio volentieri. P. S. Se qualcuno mi spiega via mp come mettere le foto potrei mettere qualcosa che aiuti a capire meglio. A presto Franco Melpignano
  2. Buonasera cari, mi scuso intanto per il ritardo con cui rispondo. Il passo spagnolo fa parte della ginnastica utile per migliorare la qualità delle andature, in particolare per insegnare ad alzare le spalle, renderle più sciolte, migliorare l’estensione degli anteriori. Gli agonisti e i tecnici attuali di dressage la considerano un’aria di fantasia o circense, per cui non la praticano… Molti Maestri classici hanno parlato dell’utilità di questo esercizio visto come ginnastica da far fare al cavallo, in particolare con cavalli dalla conformazione difettosa come cavalli costruiti in discesa, sotto di essi dal davanti, incollatura attaccata molto bassa, di conseguenza con andature radenti, ecc. In che momento decidere di insegnarlo dipende da molteplici fattori, ci sono cavalli a cui si può o anche deve insegnare dopo il lavoro di base, altri dopo quello su due piste, altri hanno una totale libertà e scioltezza di spalle con cui non è necessario questa ginnastica. Non è di riunione che si può parlare, ma il cavallo deve avere già un discreto equilibrio, saper tendere le redini e allo stesso tempo lavorare al passo in una posizione alta dell’incollatura restando arrotondato. La cosa importante da osservare è la calma del cavallo nell’eseguire questa ginnastica, che si manifesta soprattutto nel non alterare assolutamente l’andatura del passo, il cavallo deve continuare a mantenere inalterate le 4 battute del passo. Franco Melpignano
  3. Buonasera cari, esattamente ela, al cambio di mano al trotto sollevato si deve cambiare il diagonale... per convenzione e per una questione di equilibri in maneggio si batte la sella sul diagonale esterno. Non consiglio di insistere sul diagonale più debole, basta solo che si trotti sul diagonale esterno... a mano destra sul diagonale sinistro e viceversa. Senza montare si può senz'altro lavorare sulla ricerca della simmetria, ci sono diverse possibilità... il lavoro alla corda, il lavoro a mano, a redini lunghe. Che tipo di attività fai con il tuo cavallo, cosi magari cerco di essere più specifico. Franco Melpignano
  4. Buonasera, cerco di rispondere ad ela. E esattamente cosi, quando vediamo dei cavalli che al trotto muovono i diagonali in maniera differente anche quello è sinonimo di asimmetria, es. un cavallo naturalmente flesso a sinistra, nel trotto medio o allungato che sia, avrà la tendenza a mandare il diagonale destro (ant. destro e post. sinistro) più in avanti, c'è anche da dire che nel caso il cavallo lavori in una situazione di contrazione, questo non fa altro che aumentare l'evidenziarsi dell'asimmetria. Ammesso che fisicamente non ci siamo problemi reali, capita che i cavalli siano irregolari a causa di una asimmetria pronunciata... di solito si arriva a questo quando si è cercato di far progredire l'addestramento senza aver pensato alla correzzione dell'asimmetria naturale. Faccio un esempio... se prendiamo un puledro che comincia ad essere montato per le prime volte, quando ci mettiamo al trotto battendo la sella il cavallo cerca di metterci sempre sullo stesso diagonale, quello per lui più comodo... se il cavaliere non corregge questa cosa, ma al contrario continua ad assecondare questa asimmetria ci si può trovare a 5 o 6 o 7 anni con un cavallo fortemente asimmetrico, che ha due arti molto più affaticati degli altri due. Franco Melpignano
  5. Buonasera cari, bene partiamo allora ... cos'è la flessione naturale del cavallo, da dove arriva, e quali e quanti problematiche ci da nel corso dell'addestramento. Cosi come noi umani i cavalli nascono asimmetrici, come ha già detto molto corretamente Sara questa flessione naturale viene dalla posizione fetale, ci sono cavalli in cui è più evidente e altri meno, altra motivazione che va a rinforzare l'asimmetria dei cavalli naturalmente flessi a sinistra è che fin da piccoli noi li avviciniamo da sinistra rinforzando ancora di più questa asimmetria, quelli naturalmente flessi a destra invece, ma questo non è provato se non nella mia esperienza, essendo anche loro da piccoli sempre maneggiati da sinistra presentano degli atteggiamenti un pò confusi... di solito dico che prendono il peggio di quelli flessi a destra e il peggio di quelli flessi a sinistra, ma per fotuna non è sempre cosi. Importante quindi se ci capita di avere a che fare con puledri trattarli da entrambe le parti. Chiaramente questa asimmetria influenza sia l'equilibrio del cavallo che la meccanica delle sua andature... veniamo dunque alle problematiche che questa flessione naturale da nel lavoro. Cerco di spiegare, prendiamo il caso di un cavallo naturalmente flesso a sinistra. Se mettiamo questo cavallo in un circolo vediamo che: a mano sinistra da abbastanza facile la flessione laterale dell'incollatura ma tende ad allargare il circolo e a mano destra invece difficoltà a dare la flessione laterale dell'incollatura e tende a stringere il circolo... Il cavaliere ha la sensazione di avere nessun contatto sulla redine sinistra e un contatto forte sulla destra. Tendenza a traversarsi con le anche verso l'interno a mano sinistra e tendenza a scappare con le anche verso l'esterno a mano destra, che in altri termini significa anche che il posteriore sinistro porta più facilmente il peso ma fatica a spingere mentre il posteriore destro spinge con più facilità ma ha più difficolta a portar peso. Tendenza a disunirsi al galoppo a mano destra, tendenza a portare le anche a sinistra nei passi indietro, ecc. Questo ci da una prima idea di quanto sia importante cercare fin dall'inizio del lavoro ( ma anche del contatto con il puledro come già detto ) di correggere questa asimmetria, anche per migliorare e preservare l'integrità fisica del nostro cavallo. Penso che ci sia abbastanza per cominciare a riflettere e discutere sull'argomento... A voi la parola Franco Melpignano
  6. Buonasera cari, cerco di rispondere alle domande di LadyD. Se dobbiamo parlare di flessione prima di tutto dobbiamo sapere flessione di che? Per cui da un punto di vista dell'uso della mano del cavaliere abbiamo la flessione della mascella, la flessione laterale dell'incollatura e la flessione della nuca. Se invece con il termine flessione ci riferiamo al cavallo in se, e non all'uso degli aiuti, sicuramente stiamo parlando della flessione naturale del cavallo... tutti i cavalli chi più chi meno, esattamente come gli uomini, nascono asimmetrici ed uno degli obbiettivi principali dell'addestramento è farlo diventare simmetrico (benchè va detto che è la ricerca di un ideale, nel senso che per tutta la vita del cavallo si cerca di migliorarla)attraverso l'uso della ginnastica appropriata. Detto questo, da dove cominciamo... dalla prima (uso della mano per le flessioni) o dalla seconda (flessione naturale del cavallo) ? Sarebbe più logico cominciare dalla seconda ma lascio a voi la scelta... Benchè in molti dicono cosi ed in moltissimi testi di tecnica equestre è scritto cosi... questo non corrisponde a verità, nel senso che anatomicamente non è realizzabile per il cavallo, la benedetta flessione del costato che molti istruttori chiedono ai loro allievi non esiste nella realtà, o meglio è talmente limitata che nella sua lunghezza è quasi uguale a zero... se ne avete la possibilità andate a vedere uno scheletro di cavallo o anche solo studiare un libro di anatomia. A presto Franco Melpignano
  7. Buonasera cari, dal mio punto di vista, almeno con i miei allievi faccio cosi, la soluzione è quella descritta da lalli88. Se per un qualsiasi motivo il cavallo non ascolta le richieste delle nostre gambe, e con i cavalli della scuola può succedere, perchè il principiante che monta "smussa" l'addestramento del cavallo che viene poi ri-"affilato" dall'istruttore per essere ancora poi smussato da un'altro principiante e cosi via, la soluzione sta nel trattarlo esattamente come un cavallo che non le conosce... in gergo si dice lezione alla gamba, che appunto si insegna associando alla non risposta alla gamba l'uso della frusta. (chiaramente moderato, presupponendo che chi da la lezione alla gamba sia capace di usare la frusta, di capire quando smettere, ecc.). E giusto anche come dice MyLady insegnare agli allievi a risolvere il problema, ma bisogna anche pensare che non tutti i cavalli reagiscono alla stessa maniera o con la stessa intensità ad una lezione alla gamba, tenendo anche presente quello che ho scritto sopra fra parentesi... sono invece daccordo su questo Aggiungerei che non è mai un problema del cavallo... anche se a volte non lo è nemmeno di quel cavaliere, ma di qualcun'altro che lo ha preceduto... ma mai del cavallo. Franco Melpignano
  8. Buonasera cari, grazie del benvenuto Lady, cercherò di rispondere alle tue domande... chiaramente secondo le mie personali idee, non è detto che siano giuste, ma i miei studi e le mie ricerche mi hanno portato a queste conclusioni. Quando l'equitazione si può definire classica, e quando no? Tutti i Maestri classici da Senofonte (400 A. C.) a quelli dei nostri giorni, che hanno lasciato degli scritti alle generazioni future sui loro metodi e principi sull'arte di addestrare i cavalli, hanno tutti avuto come filo conduttore il rispetto del cavallo e il suo miglioramento psico-fisico, oltre che cercare di avvicinarsi sempre di più alla natura del cavallo, e sempre in crescendo, cercando di arrivare a mezzi meno coercitivi. Esempio, dai pilieri di Pignatelli al piliere unico di Pluvinel allievo stesso del Pignatelli, dai morsi del Grisone (1550) che oggi ci farebbero rabbrividire al filetto di Baucher ( 1800 ), dallo stile sul salto adottato prima di Caprilli al dopo Caprilli... tutte situazioni che vanno verso una maggiore attenzione del benessere del cavallo e fanno sempre di più, attraverso molti anni di storia dell'arte equestre, conoscere e praticare un'equitazione fine... con aiuti leggeri e cavalli sereni, ben disposti a collaborare con i propri cavalieri, malgrado purtroppo oggi ci si è un pò allontanati da una pratica dell'equitazione cosi concepita. In sostanza quindi l'equitazione classica è quella che si rifà ai principi classici tramandati dai Maestri che li hanno codificati e tramandati a noi attraverso i loro scritti, dal rinascimento ( ma anche prima con Senofonte, Simone da Atene, ecc.) periodo in cui sono nate le prime accademie equestri a Napoli fino ad oggi. Tedesca, Francese, Italiana o altro sono tutte derivazioni, nel senso che nella storia dell'equitazione tutti i Maestri hanno adattato gli insegnamenti classici alle proprie esperienze, alla qualità e caratteristiche dei cavalli con cui lavoravano e all'utilizzo che dovevano fare dei loro cavalli.( Baucher e D'Aure entrambi grandi Maestri classici francesi, ed entrambi vissuti nell'800, praticavano ed insegnavano un 'equitazione molto differente, direi all'opposto quasi, perchè uno si occupava principalmente di alta equitazione e l'altro di equitazione militare). Esempio, mentre in Francia i Maestri hanno sempre fatto molta attenzione alla leggerezza nell'uso degli aiuti in Germania i Maestri non si preoccupavano molto della leggerezza ma erano più rigorosi e metodici dei francesi... il risultato è quello che è arrivato ai giorni nostri... e siccome ai giorni nostri i tedeschi la fanno da padrone nell'equitazione agonistica, quel tipo di equitazione, di addestramento è più diffuso...peccato che con il tempo le due linee di pensiero si sono sempre più allontanate, tanto che se una volta la leggerezza non era la preoccupazione fondamentale dei tedeschi, ai nostri giorni non si preoccupano di fare ricorso alla forza. In uno dei libri del Maestro Nuno Oliveira questo argomento è trattato e spiegato molto bene. Baucher era criticato perchè era un innovatore(flessione e decontrazione della mascella), perchè nell'epoca in cui visse le personalità equestri rispettate erano tutte di estrazione nobile e militare e lui non lo era... e per quel che ho potuto leggere non aveva un carattere "facile", ma una forte personalità. E un argomento molto vasto, in maniera molto semplicistica posso dire che mentre prima di Baucher e soprattutto per i Maestri tedeschi la decontrazione della mascella era accettata alla fine di un percorso addestrativo come segnale di sottomissione del cavallo ben addestrato, Baucher dimostrò il rovescio della medaglia... e cioè che partire dalla decontrazione della mascella come punto iniziale e fondamentale dell'addestramento permetteva di raggiungere un alto livello di addestramento con più facilità e con una grande leggerezza. Franco Melpignano
  9. Buonasera cari, hai ragione ela non mi sono presentato... perdonatemi e grazie per il benvenuto. Il mio nome e cognome lo conoscete dal precedente post, per quanto riguarda la disciplina posso dire che cerco di praticare una buona equitazione... dove l'indice della buona o meno è dato dall'essere riuscito o meno a migliorare il mio compagno di avventura, migliorare sotto tutti i punti di vista... psicologico e fisico. Non parlo di una disciplina in particolare di solito, solo perchè nella mia idea prima di arrivare ad una specialità quale può essere il salto o l'endurance o il barrel per citarne alcune, devo giungere ad un ottimo lavoro di base che è comune a tutti i cavalli, quando questo è fatto e di solito è il lavoro più difficile e più lungo si può pensare a specializzarsi in una disciplina... in parole povere potrei dire di fare dressage nel termine letterale della parola, che tradotta dal francese all'italiano altro non è che addestramento, ma non è cosi perchè oggi il dressage è diventata anch'essa una disciplina, o almeno cosi, chi di dovere, fa credere... peccato che leggendo le finalità del regolamento in vigore traspare un'idea più vicina alla mia che a quello che siamo abituati a vedere. Mi occupo quindi di addestramento di cavalli di tutte le razze, le più disparate, dal Murgese all'Haflinger, dal PRE al Sella Italiano... nella mia vita equestre ho spaziato molto prima di dedicarmi all'addestramento di equini e umani, che al momento è il settore che mi ispira di più... sono passato attraverso qualche salto, trekking sia montati che attaccati, presentazioni di razza, spettacoli ecc. Spero di essere stato abbastanza comprensibile, se cosi non fosse chiedete pure, risponderò con piacere. Per Sara, ti faccio una piccola confidenza... il tuo cavallo memorizza tutto anche quando non lo monti in modo serio, che tu stia lavorando in campo o facendo una passeggiata, "per il semplice fatto di stare seduti su un cavallo stiamo facendo addestramento", cosi diceva uno dei grando maestri classici... sia chiaro che te lo dico per un consiglio o per far nascere un dibattito interessante, non sono qui per far prediche a nessuno. Non sono molto capace ma magari quando arriva Lady cerco di mettere qualche foto dei miei lavori. Franco Melpignano
  10. framelpignano

    Classico?

    Buonasera ragazzi, è con molto piacere che ho accettato l'invito di LadyD a scrivere su questo forum, purtroppo non ho moltissimo tempo, ma cercherò di essere presente. E visto che siamo in Monta Classica... Mi farebbe piacere sapere, dal punto di vista equestre, cosa secondo voi si può definire classico? e la vostra idea di classico è rapportabile al presente? e ancora questa linea di pensiero classico rientra nei vostri canoni di pratica dell'equitazione? Franco Melpignano
  11. Buonasera a tutti, accetto volentieri l'invito di LadyD, ad esporre il mio pensiero sull'uso della voce... Non vorrei dilungarmi in presentazioni, dico solo che lavoro con i cavalli, mi occupo di addestramento... e sono contento che vi dedichiate a questo splendido animale, e che mettiate tanta passione nell'esporre i vostri pensieri e le vostre esperienze... poi è normale che ognuno abbia una propria visione, a seconda anche degli insegnamenti ricevuti, e non si può essere daccordo su tutto... ma discuterne arricchisce senza dubbio tutti. Detto ciò, io sono molto favorevole all'uso della voce, prima di tutto perchè mi occupo di addestramento, e quando si ha a che fare con cavalli giovani, in cui bisogna stabilire prima di tutto una comunicazione da terra, e si deve successivamente fare in modo che questa sia trasferita, attraverso dei riflessi condizionati, al lavoro con il cavaliere in sella, la voce è un aiuto prezioso. Anche nel proseguo del lavoro continuo ad usare la voce( in accordo con il peso del corpo ad es.) certo in maniera molto discreta, e sempre in accordo con gli aiuti principali, quali mani e gambe. E implicito che quando il lavoro è molto avanzato, sempre meno avrò bisogno della voce, perchè avrò raggiunto un tale livello di comunicazione con il cavallo che basterà cambiare di pochissimo la mia posizione, ( del busto, della mano o della gamba che sia) che il cavallo si riunirà o allungherà o altro, qualunque sia la mia richiesta. A questo livello la voce mi serve per tranquillizzare il cavallo di fronte ad una situazione improvvisa, a lodarlo alla fine del lavoro, ecc. Quanto descritto sopra fa parte della mia esperienza e del mio modo di vedere, cercherò ora di avvalorare la mia tesi, attraverso alcune citazioni di grandi maestri. "La voce è l'aiuto principale di cui dispone l'addestratore nelle tecniche di lavoro a piedi" "La voce resta il meno aggressivo degli interventi" P. Karl "La voce, i dolciumi e le carezze si inscrivono nella sua memoria"- "Parlando con voce rassicurante" N. Oliveira "Le carezze e la voce aiutano ad influire sul morale del cavallo, eccitandolo o calmandolo. Facendo un impiego giudizioso di questi, il cavaliere può influire sull'animo del suo cavallo nel modo che desidera. L'uso di questi aiuti è lo stesso sia nell'addestramento elementare che avanzato, anche se in quest'ultimo devono essere più discreti" Gen.Decarpentry Consiglio a tutti, come per altro ha già fatto qualcun'altro, di leggere e documentarsi molto, soprattutto opere di grandi cavalieri classici, di oggi e del passato. Per quel che riguarda i regolamenti, o le figuracce perchè parlo con i cavalli o uso la voce, sinceramente poco mi importa... quello che mi interessa è la comunicazione con il cavallo, ho sempre parlato ai cavalli nelle mie presentazioni, ma nessuno a parte loro credo mi abbia mai sentito... Nel dressage agonistico è vietato, eppure Klimke, cavaliere tedesco vincitore di più Olimpiadi, usava quotidianamente la voce durante il lavoro, per lodare i suoi cavalli...dico questo solo perchè a mio avviso, è importante sviluppare in ognuno di noi, un senso critico e una curisità, che sono quelle che ci permettono di imparare attraverso la logica, senza prendere per buono tutto quello che arriva da grandi cavalieri o dal regolamento. Mi scuso se mi sono dilungato troppo
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