ciao piccolamicia e pappagalli;
allora... da dove cominciare. Vorrei raccontarvi una storia a me cara, tanto cara che spero non si verifichi a tanti.
Tra i miei tanti gatti in campagna (dove gestiscono una vita libera in quanto hanno a disposizione spazio cibo e rifugi, con scarsa interferenza umana a meno di noi che gli portiamo il cibo circa due volte a settimana) ve ne era uno molto bello e tutto nero tanto da chiamarlo Topone.
Raggiunti i due anni di età, un giorno viene trovato con febbre e senza appetito. Mia madre lo porta in città subito da un veterinario il quale (bravissimo!) gli somministra antipiretici e antibiotici. La febbre non passa ma il suo appetito aumenta, per fortuna! Mi sembra di ricordare che la sera raggiungeva la temperatura di 40 (sbaglio pappagalli?). Andava incontro a disidratamento che compensavamo con flebo di soluzione salina. Questa febbrona è durata per circa due settimane, a cui si sono aggiunte le piaghe da decubito, perché quando la febbre era troppo alta non ce la faceva neanche a reggersi impiedi. Abbiamo fatto gli esami ed è risultato positivo alla FIV. Ma il suo destino è stato tanto triste. A causa di farmaci è arrivata una fortissima emorragia, poi l'anemia.... poi tanto altro e noi lì a guardarlo! E' morto quando aveva solo 2 anni e mezzo, il povero e sfortunato Topone, in una cesta ormai paralizzato. Non l'abbiamo fatto sopprimere e non me ne pento... qualcuno può dirmi che sono stata egoista e insensibile, ma ho preferito che scegliesse lui quando smettere di lottare: ha rifiutato il cibo che prima con cura gli imboccavo per intraprendere una nuova strada che spero lo abbia portato in un mondo senza dolore.
Tuttora gli voglio un gran bene e conservo un meraviglioso ricordo, ogni giorno gli chiedo scusa se inavvertitamente ho sommato dolore al dolore che già provava, e spero che mi abbia perdonata di tutte le mancanze!
Continuo ad essere contraria all'eutanasia sia umana che animale, chissà poi perché!
Piccolamicia, stai vicina al tuo gattone, e ti auguro davvero che guarisca e che non provi mai queste sofferenze.
Stege