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Brindisi: Rubava I Cani Per Il Suo Canile.condannati


mayacoya

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dal sito LAV

Condannato a sei anni e sei mesi di reclusione l'imprenditore ed ex consigliere comunale di Brindisi Giovanni Di Bella, implicato nell'inchiesta giudiziaria su quello che è stato definito il 'canile degli orrori' - contro il quale la LAV si è costituita parte civile nel processo - dove, nel 1998, scomparvero circa 600 cani per i quali, tuttavia, Di Bella percepiva le rette pagate dal Comune per mantenimento degli animali.

Dopo due anni circa di processo e 20 udienze, durante le quali la LAV, assistita dall'Avv. Ottorino Agati, ha strenuamente dimostrato la sussistenza dei reati di maltrattamento di cani e la responsabilità penale, il Tribunale ha però dichiarato il reato prescritto: i fatti sono stati commessi fino al 5 marzo 2003 (giorno del sequestro del canile) e, dunque, il reato (allora era in vigore il vecchio articolo 727 del Codice penale) contravvenzionale si è prescritto il 5 settembre 2007.

La vicenda ha comunque avuto un ulteriore significativo risvolto dal momento che Giovanni Di Bella è stato condannato, per altri reati, a sei anni e sei mesi di reclusione e non potrà più contrattare con la Pubblica Amministrazione, dunque, non potrà tenere più canili in convenzione. Due anni di reclusione per Teodoro Di Bella, fratello di Giovanni, che collaborava alla gestione del canile ed al quale lo stesso imprenditore passò l'azienda di famiglia. Un trasferimento che - secondo l'accusa - fu fittizio. Per questo presunto 'passaggio irregolare' è stato condannato a otto mesi l'allora segretario generale del Comune di Brindisi, Giovanni Battista De Cataldo. Pene più miti per gli altri 11 imputati. Assoluzione per l'ex dirigente comunale dell'ufficio igiene Renato Palma, e per il veterinario dell'Asl Donato Mangia

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Mi viene una domanda,li sconterà ALMENO?

Vi posto questo articolo qui,per evitare aprire altro topic(ma se volete spostatelo pure)

Il problema dell'abbandonoI

l randagismo si combatte con la sterilizzazione

Un cane rinchiuso in un canile

Le notizie provenienti da Taranto ci offrono lo spunto per qualche riflessione. Come noto, la situazione del canile di Statte, da anni nell'occhio del ciclone per una gestione a dir poco vergognosa, è "scoppiata" quando i volontari dell'associazione di polizia ecozoofila di Milano sono giunti sul luogo, pochi giorni orsono. Il canile, originariamente concepito per 200 soggetti, ne conteneva oltre 600, la maggior parte in condizioni pietose, per mancanza di qualsiasi cura sanitaria.

Durante il sopralluogo si sono finalmente mosse anche le autorità di polizia che hanno scoperto, in un burrone adiacente il canile, oltre cento cadaveri di cani in avanzato stato di decomposizione. Il gestore del canile denunciava la morte dei cani, ma non li inviava all'inceneritore, trovando più comodo gettarli nel dirupo. Avvertita l'USL (secondo la quale i cani erano curati in modo eccellente) e, vista la situazione drammatica, il colonnello Cialis, a capo dei volontari, si presentava davanti al magistrato chiedendo il sequestro del canile, in quanto l'attuale responsabile pretendeva di continuare a gestirlo in quel modo.

Al di là del fatto che un altro pezzo di un vergognoso (altro che Bel) paese finisce per l'ennesima volta sui media nazionali e internazionali, al di là della complicità colpevole che le amministrazioni dimostrano troppo spesso nella gestione di questi canili, ancora una volta viene alla ribalta, in tutta la sua drammaticità, il problema del randagismo e della sua prevenzione. Ormai credo sia sotto gli occhi di tutti la fallimentare soluzione dei canili, quali "contenitori" per arginare questa piaga, sconosciuta nei paesi più civili.

I canili si trasformano in un business nel quale si infiltrano mafia e camorra con la connivenza di amministrazioni incapaci e corrotte. Chi ci va di mezzo naturalmente sono i cani, oltre ai soldi dei cittadini versati nelle casse delle cosche criminali. Da zoofilo quale sono, mi trovo a pensare che, se fossi un cane "ospite" di tali lager, con davanti, anni di stenti e sofferenze che si concludono con un calcio nel sedere giù per un burrone, preferirei che qualcuno mi inserisse un ago pietoso in vena.

Il problema dell'abbandono dei cani si deve affrontare con coraggio e determinazione alla radice. Le USL, invece di aprire strutture veterinarie per i privati, di cui è letteralmente costellato l'intero territorio nazionale, dovrebbe profondere tutte le energie nella sterilizzazione precoce dei cani, in modo da impedirne la riproduzione e laddove, non vi sia personale sufficiente, fare come si opera in campo umano: convenzioni con strutture private già esistenti, in grado di operare con scienza e coscienza adeguate.

In California sta facendo discutere (ma sta passando) una legge che obbliga chi non desidera cucciolate a sterilizzare le proprie cagne, pena severe multe. Non è detto si debba arrivare a tanto, ma se dobbiamo ingrassare la criminalità con i soldi pubblici sulla pelle dei cani, a mali estremi estremi rimedi. Tanto più che la sterilizzazione delle cagne a sei, sette mesi di età, ormai è ampiamente dimostrato che mette al riparo da tumori maligni mammari in età adulta.

Oscar Grazioli

Sono assolutamente d'accordo!!

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