belmonte Inviato Giugno 5, 2008 Autore Segnala Share Inviato Giugno 5, 2008 Premetto che ringrazio tutti per la civiltà delle risposte, fatto che non è scontato quando si parte da convinzioni così distanti. Proseguo in questo che è, per me, un dialogo davvero interessante portandovi ancora qualcuna delle mie idee. Per Gattaparty e Fabia: le motivazioni che portate alla castrazione dei gatti sono, a mio parere, quantomeno deboli. Li si castra per ridurre la possibilità di tumori? Non pensavo: credevo li si castrasse per impedire loro di riprodursi o per evitare i periodi di calore (a volte ingestibili, nei condomini). E comuque, perchè allora non castrare tanti altri milioni di animali, cani, cavalli, tori, aquile, serpenti, rospi, ecc.? Li si castra per sollevarli da uno stress, si dice: ma francamente non capisco. E' comunque l'uomo a decidere che il proprio gatto sia castrato, non sia più fertile, giusto? E questa non è violenza? Non è interferenza irrimediabile nella vita e nella natura di un animale? Personalmente, vi prego di credermi, trovo molto più barbarie nella castrazione del gattino da condominio, perchè on calore o gravido ci creerebbe dei problemi, che non in una corrida di tori. Per Fabia: il torero viene soccorso e per fortuna, da altri uomini. Tra il mio cane cui sono affezionatissimo e un bambino che non conosco io sceglierò sempre il secondo, se mai dovessi trovarmi nella condizione di farlo. La lotta non è alla pari? Per alcuni aspetti è discutibile come affermazione, lo testimoniano i molti toreri morti (soprattutto negli anni passati, quando la medicina non aveva fatto ancora i suoi progressi) o i moltissimi, ancora oggi, feriti, mutilati. Per altri aspetti è invece condivisibile, ma perchè certamente la corrida non può essere alla pari. La corrida non è uno sport, in cui due gareggianti devono partire dalle stesse condizioni per dimostrare la propria forza. La corrida è una rappresentazione della vittoria della ragione sulla forza bruta, dell'uomo sull'animale selvaggio. Ma attenzione, tutta la corrida ha un senso ed uno svolgimento, ché altrimenti sarebbe sufficiente prendere a cannonate le mandrie di tori e l'avremmo risolta così. Per Bardo: indebolire il toro nel morillo e quindi nel collo permette al torero di fare il suo lavoro. Che è quello di insegnare, accompagnare, costringere il toro ad abbassare progressivamente la testa. Cosa che permette, infine, al torero di uccidere il toro, e permette di farlo in modo veloce e dignitoso, rispettoso. Il toro bravo, permettimi di dirti che ti sbagli profondamente, differisce invece molto da quello maremmano o chianino. Gatto e tigre sono felini, ma sinceramente non avrei dubbi su chi preferirei trovarmi di fronte. Il toro bravo attacca qualsiasi cosa si trovi in quello che lui ha deciso essere il suo terreno, il maremmano no. Il toro bravo è selvaggio, il maremmano no. Il toro bravo è capace di attaccare fino alla morte, a costo di sacrificarsi, il maremmano no. Per questo la corrida ha senso solo con il toro bravo, e con nessun altra specie. Toro bravo che peraltro, scomparsa la corrida, si estinguerebbe da lì a pochi anni. Sul fatto degli incroci credo che tu abbia invece un pò di confusione, non è così che avviene la selezione. Non sono io il primo a definire la corrida una liturgia, e però avendola conosciuta riconsco che sia una definizione che può adattarsi ad una sua descrizione. Per Misiaaa: non sostengo che l'uomo rispetta il toro perchè, o solo perchè, lo uccide quando decide lui. Dico che la corrida, che è l'atto finale di un percorso di cultura, tradizione, di anni di cura e allevamento, di controlli per l'integrità dell'animale, ecc., che è un percorso in cui il rispetto del toro è al centro di tutto. Certo, nella corrida c'è l'uccisione, ed anche questa è una forma di rispetto. Sarebbe barbaro e vigliacco "giocare" con il toro un quarto d'ora, ferirlo, e poi lasciarlo andare. Sarebbe un oggetto. Nella corrida è invece il protagonista, lo è fino al parossismo, fino al sacrificio finale, ma è il protagonista, sacro, e tutto ruota intorno ad esso. Detto questo, io certamente non voglio convincere nessuno. La corrida ha alcuni innegabili aspetti di violenza, ci sono sangue e ferite, fino alla morte. Legittimo il pensiero di chi trova in essa elementi di interesse, romantici, culturali, artistici, legittimo il pensiero di chi la trova inaccettabile, violenta, crudele. Ma ho voluto lanciare questo tema per confrontarmi con voi sul fatto che la corrida, che sembri paradossale o no, e più in generale la tauromachia hanno un portato di rispetto verso l'animale di gran lunga superiore alle abitudini che ha generalmente l'uomo nei confronti degli animali. Vi ringrazio di nuovo per la pacatezza delle vostre risposte mi auguro di poter proseguire questo bel dibattito un saluto Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
FunFun Inviato Giugno 6, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 Con tutta onestà non ci riesco, ho cercato di trovare una sola parte della sfida tra torero e toro in cui ci sia parità. Mi parli di grandi ed eclatanti sfide, toro vs torero, mi cerchi di spiegare il romantico del gesto, della azione, della sfida. Giuro che in una corrida non riesco a vederci nulla se non un toro che viene preparato ( con ferite ) alla morte e la morte stessa del toro,la giudico una sfida non alla pari. Mi dici che il pubblico " intenditore" corregge fischiando o insultando il torero se non esegue il compito diligentemente e con la dovuta maestria, ma nel frattempo il torero incapace tortura un animale inutilmente disgustando il pubblico intenditore. Altra cosa che toglie ogni valore alla sfida è che mentre se tu affronti un altro essere sia esso animale o uomo alla pari o superiore a te, sei tu che lo decidi, il toro lotta contro un avversario superiore e qui mi viene da rubare una frase dalla pubblicità " Ti piace vincere facile?", bene a questo ti rispondo subito . No non mi piace, mi toglie il romantico e il bello della sfida riducendola ad una schifezza ed ad una vittoria inutile. Comprendo che dietro alla corrida c'è un mondo lontanissomo dalle mie convinzioni di sfida e che i toreri sono preparatissimi,vivono in un mondo e modo antico unico nel suo genere, con una disciplina pazzesca ecc. Ma la realtà è che è una lotta impari e questo non mi piace. Tanti gesti antichi sono scomparsi perchè moralmente si è compresa l'inutilità o l'uomo è cresciuto nella sua coscienza, nel medioevo o meglio nel tardo medioevo c'era la caccia alle streghe, si amazzavano o si imprigionavano gli ebrei, c'è stato anche un riurgito a tutti noto da parte di esaltati negli anni 30/40, esaltati che prendevano ispirazione dalla chiesa cattolica del medioevo a giustificazione delle loro atrocità. Sai una cosa che mi lascia ottimista? E' che l'uomo si evolve e matura, prende coscienza,alle volte dal passato impara e abbandona inutili e disgustose usanze, è un pochino lentino, ma può farcela e se tra le tante atrocità che commette,l'uomo un bel giorno smetterà di torturare o uccidere gli esseri viventi per il solo gusto di farlo, ma di uccidere solo ed esclusivamente per bisogno alimentare avrà ottenuto una grandissima conquista e forse la vittoria più grande .Questa sì esaltante! Permettimi di dirti che il mio non è un voler mettere sulo stesso piano la corrida ad usanze xenofobe, ma il paragone con le dovute distanze, distinguo e proporzioni è perfetto. Un saluto Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
vibrisse Inviato Giugno 6, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 ... se il nostro amico belmonte si reincarnasse in un toro bravo come la penserebbe...???!!!..mah!!! Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
DONA Inviato Giugno 6, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 Con tutta onestà non ci riesco, ho cercato di trovare una sola parte della sfida tra torero e toro in cui ci sia parità. Mi parli di grandi ed eclatanti sfide, toro vs torero, mi cerchi di spiegare il romantico del gesto, della azione, della sfida. Giuro che in una corrida non riesco a vederci nulla se non un toro che viene preparato ( con ferite ) alla morte e la morte stessa del toro,la giudico una sfida non alla pari. Mi dici che il pubblico " intenditore" corregge fischiando o insultando il torero se non esegue il compito diligentemente e con la dovuta maestria, ma nel frattempo il torero incapace tortura un animale inutilmente disgustando il pubblico intenditore. Altra cosa che toglie ogni valore alla sfida è che mentre se tu affronti un altro essere sia esso animale o uomo alla pari o superiore a te, sei tu che lo decidi, il toro lotta contro un avversario superiore e qui mi viene da rubare una frase dalla pubblicità " Ti piace vincere facile?", bene a questo ti rispondo subito . No non mi piace, mi toglie il romantico e il bello della sfida riducendola ad una schifezza ed ad una vittoria inutile. Comprendo che dietro alla corrida c'è un mondo lontanissomo dalle mie convinzioni di sfida e che i toreri sono preparatissimi,vivono in un mondo e modo antico unico nel suo genere, con una disciplina pazzesca ecc. Ma la realtà è che è una lotta impari e questo non mi piace. Tanti gesti antichi sono scomparsi perchè moralmente si è compresa l'inutilità o l'uomo è cresciuto nella sua coscienza, nel medioevo o meglio nel tardo medioevo c'era la caccia alle streghe, si amazzavano o si imprigionavano gli ebrei, c'è stato anche un riurgito a tutti noto da parte di esaltati negli anni 30/40, esaltati che prendevano ispirazione dalla chiesa cattolica del medioevo a giustificazione delle loro atrocità. Sai una cosa che mi lascia ottimista? E' che l'uomo si evolve e matura, prende coscienza,alle volte dal passato impara e abbandona inutili e disgustose usanze, è un pochino lentino, ma può farcela e se tra le tante atrocità che commette,l'uomo un bel giorno smetterà di torturare o uccidere gli esseri viventi per il solo gusto di farlo, ma di uccidere solo ed esclusivamente per bisogno alimentare avrà ottenuto una grandissima conquista e forse la vittoria più grande .Questa sì esaltante! Permettimi di dirti che il mio non è un voler mettere sulo stesso piano la corrida ad usanze xenofobe, ma il paragone con le dovute distanze, distinguo e proporzioni è perfetto. Un saluto sono perfettamente d'accordo con quanto detto da daniel e da bardo,mi spiace ma non riesco a vedere il lato "agonistico" in una manifestazione dove il toro è SI un animale naturalmente portato al combattimento,ma non ritengo affatto che QUESTA FORMA di combattimento faccia parte della sua natura........se potesse scegliere io non credo che sarebbe poi cosi orgoglioso di partecipare a una corrida .........la trovo comunque una forma di prevaricazione dell uomo su un animale finalizzata solo al divertimento del primo e non giustificata da alcun altro motivo se non questo............e ciò lo trovo altamente riprovevole almeno per quanto riguarda il mio concetto etico di rapportarsi a un animale...........inoltre ti posso assicurare che quanto detto da antonella in merito alla Tecnica di uccisione corrisponde a verità,lei ha delle profonde conoscenze veterinarie e fisiologiche e quindi è perfettamente in grado di capire cosa succede perdonami il tono che può sembrare un po' duro,ma purtroppo io non riesco a vederla in altro modo questo pensiero di daniel E' che l'uomo si evolve e matura, prende coscienza,alle volte dal passato impara e abbandona inutili e disgustose usanze, è un pochino lentino, ma può farcela e se tra le tante atrocità che commette,l'uomo un bel giorno smetterà di torturare o uccidere gli esseri viventi per il solo gusto di farlo, ma di uccidere solo ed esclusivamente per bisogno alimentare avrà ottenuto una grandissima conquista e forse la vittoria più grande .Questa sì esaltante! non poteva centrare meglio quello che anch io penso in merito Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
belmonte Inviato Giugno 6, 2008 Autore Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 Per Funfun: paragonare una corrida ad un atto xenofobo è una semplificazione pericolosa che da un lato offende chi ad essa si appassiona, dall'altro minimizza ogni (vergognoso sempre, a prescindere) episodio di razzismo. Mettere sullo stesso piano olocausto e tauromachia è molto, molto, molto sbagliato e molto, molto, molto pericoloso. Non ho ancora provato a spiegare il lato romantico della tauromachia, ne ho solo accennato: se volete posso farlo, senza problemi e volentieri. Per quanto riguarda la sfida alla pari, ripeto: la corrida non è uno sport. Non si tratta di vincere facile né tantomento di vincere, strictu sensu. Si tratta della rappresentazione della lotta tra la ragione e la forza bruta, alla quale rappresentazione gli attori aggiungono una dimensione artistica che (raramente, o perlmoeno non sempre) raggiunge livelli esteticamente altissimi. E' inutile continuare a dire che la corrida non è uno sport alla pari, non lo può deve essere per definizione. Per Dona: se Antonella è la ragazza che ha parlato di picador che recidono le arterie femorali allora mi spiace, ma è in errore, non c'è molto altro da aggiungere e non è utile continuare a dire che è così. A volte anche chi fa degli studi specialistici può incappare in qualche piccolo fraintendimento, è normale e per niente grave, ma è anche giusto sottolinearlo e riportare le cose alla loro verità. Il picador non recide nessuna arteria, punto. Non so se il toro, potendo, sceglierebbe di combattere nell'arena. Non lo sai neanche tu quindi è una discussione poco utile. Non sappiamo, né io ne té, se un gattino sceglierebbe di essere castrato, se un pappagallo sceglierebbe di vivere su un trespolo in gabbia, se una mucca sceglierebbe di vivere attaccata a delle macchine per dare il latte ai nostri bambini, se un riccio sceglierebbe di essere investito su una strada di campagna, se un bue sceglierebbe di passare una vita a trainare qualcosa, se un cavallo sceglierebbe di fare il palio in una piazza toscana, se un cagnolino di città sceglierebbe di indossare il cappottino d'inverno, se un cane sceglierebbe di mangiare il cibo in scatola che le aziende producono per lui, se una zanzara sceglierebbe di finire spiaccicata contro un muro perchè la sua puntura ci dà prurito. Qua ci sono due interrogativi da porsi, entrambi importanti:- - quali animali che vivono a contatto con l'uomo sno liberi di scegliere? - soprattutto: gli animali hanno la capacità della scelta, intesa come individuazione di una fra più opzioni, ovvero come elaborazione di differenti scenari di causa-effetto e tra quelli preferirne uno (in base a criteri specifici)? Per Vibrisse: il giochino di scegliere in quale animale reincarnarsi è divertente, anche se non aggiunge granché alla discussione. Però non mi sottraggo: reincarnarsi in un toro bravo significherebbe vivere in libertà per 4 anni, non venire sostanzialmente mai se non occasionalmente a contatto con l'uomo, trascorrere la vita in una tenuta enorme dove trovare cibo naturale e acqua, dove correre quando si vuole correre e dormire quando si vuole dormire, dove semplicemente poter vivere la propria natura più profonda, all'aria aperta, e dopo questi 4 anni combattere venti minuti, combattere che è quello che differenzia il toro da molti (tutti?) gli altri animali, e morire in modo dignitoso e rapido. O altrimenti mi piacerebbe reincarnarmi in un verro, ma quella è un'altra storia. Un saluto. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
LadyD Inviato Giugno 6, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 Queste ultime parole di FunFun mi sono davvero piaciute e rispecchiano pienamente il mio pensiero. Belmonte parla di "tori bravi", che attaccano tutto e tutti. Non saprei ma... ho passato un bel periodo nelle Camargue, terra di tori e di cavalli. Anche in quella terra fanno una specie di corrida non violenta (il toro non viene ucciso, ma alcuni atleti devono togliere a mano nuda dei fiocchiettini che sono stati attaccati alle sue corna). Eppure anche lì i tori caricavano, attaccavano, inseguivano.. più di una volta sono riusciti addirittura a saltare fuori dalle balaustre. E sono gli stessi tori in mezzo ai quali si può passeggiare tranquillamente quando si trovano in libertà. Quindi.. mi spiace, ma dubito che questi "tori bravi" siano così di natura: la situazione, il rumore, la paura (guardate gli ingrandimenti dei tori in arena.. non sono occhi terrorizzati quelli?), il fatto di trovarsi in un'arena, stuzzicati da persone e da cavalli, e perché no, anche il sentore della morte... farebbero reagire chiunque con violenza e disperazione. Sì, DISPERAZIONE. Mi spiace, ma mettere così sotto stress un animale e condannarlo a morte solo per nostro divertimento non lo trovo corretto. Soprattutto se il fine ultimo è la morte dell'animale stesso, che dovrebbe simboleggiare "la vittoria dell'intelletto sulla forza bruta". No, mi spiace.. perché se ci fosse veramente intelletto, non ci sarebbe più la corrida, e tradizioni simili. Ho delle immagini, che non pubblicherò su questo forum a causa della loro crudeltà assurda, dove si vede il cavallo che doveva fronteggiare il toro con la pancia completamente squarciata dalle sue corna. Sia toro e cavallo sono stati uccisi. Due animali (tra i tanti) sono stati uccisi per il solo diletto egoistico dell'uomo. Per dimostrare la sua supremazia su tutto e tutti. Quella stessa supremazia che sta distruggendo il nostro pianeta. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
belmonte Inviato Giugno 6, 2008 Autore Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 Per Lady D: la tradizione cui ti riferisci è la course camarguaise, pratica taruomachica incruenta che è proprio come la descrivi tu. Però vengono utilizzati, e qui ti sbagli, i tori camarghesi che non sono toros bravos. Nelle ganaderias (allevamenti) di tori bravi non si gira tanto serenamente a piedi, in mezzo agli animali, e chi va a visitarle rimane ben al riparo, o dietro a delle staccionate o su dei furgoncini. Lo stesso fanno gli allevatori, e non sono rare le morti di alcuni di essi che incautamente si erano avvicinati troppo ai tori, o che erano stati sorpresi dagli stessi a campo aperto. Il toro bravo non reagisce nell'arena per disperazione, il toro bravo nell'arena attacca perché individua all'interno di essa un suo terreno e all'interno di questo il torero che ci si va a mettere viene interpretato come un qualcosa da caricare ed espellere. Entrano nell'arena anche altri animali (cavalli e buoi) ma nessuno di questi attacca l'uomo. Il fine ultimo non è la morte stessa dell'animale, essa è la conseguenza irrinunciabile di tutto un percorso che ha delle giustificazioni non condivisibili ma innegabili. Per quanto riguarda le immagini che hai, probabilmente riuscendo a immaginare a cosa ti riferisci, mi permetto solo di segnalare che estrapolare un qualsiasi singolo atto, una qualsiasi singola conseguenza da un contesto complesso e che deve rimanere unitario per essere compreso appieno, non è molto utile e soprattutto distorce la possibilità di comprensione. Saluti Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Antonella12 Inviato Giugno 6, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 La corrida è una rappresentazione della vittoria della ragione sulla forza bruta, dell'uomo sull'animale selvaggio. Sinceramente è quello che mi aspettavo di trovare andando ad assistere alla corrida. Invece ho trovato solo il gusto di torturare un animale terrorizzato, che spesso ha cercato di rientrare nella stalla da dov'era uscito. Nessuna reale sfida, un quasi inesistente pericolo per il torero, ed è la sconfitta della ragione da parte della bruta supponenza dell'uomo di essere il padrone della vita e della morte. Per fortuna invece da qualche parte la ragione vince ancora: http://www.oipaitalia.com/festepopolari/no...e/zapatoca.html Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
bardo Inviato Giugno 6, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 indebolire il toro nel morillo e quindi nel collo permette al torero di fare il suo lavoro. Che è quello di insegnare, accompagnare, costringere il toro ad abbassare progressivamente la testa. Cosa che permette, infine, al torero di uccidere il toro, e permette di farlo in modo veloce e dignitoso, rispettoso. Indubbio che l'indebolire il legamento nucale serva al torero di fare il suo lavoro. Il torero non insegna: il termine insegnare indica produrre un'azione che venga recepita dall'altro, tramite diverse metodologie: l'ascolto, l'osservazione, la ripetizione, e il toro questo non può farlo, in quanto non è che impari ad abbassare la testa, bensì non può fare altro dato che non riesce più a sostenerla a causa delle lesioni al legamento. A meno che tu non intenda insegnare nel suo significato etimologico letterale di in e segnare, segnare, imprimere, fissare, da signum, il sigillo, il segno, il marchio. A questo punto il torero è facilitato nel suo compito, ovvio. Considero dignità e rispetto alte qualità che sinceramente non riscontro in questa manifestazione. Il rispetto lo guadagna quando all'avversario sono date pari opportunità e condizioni per fronteggiare chi gli sta di fronte. Questa è fonte primaria di rispetto, e una lotta ad “armi pari” è rispettosa di entrambe le nature dei contendenti. Quando si obietta che, ovviamente, tra torero e toro tal quale, integro delle proprie capacità motorie e sensoriali, non ci sarebbe sfida, data la ovvia superiorità del toro, è giustissimo. Quindi, indirettamente, si ammette che senza picadores e banderilleros, il torero non potrebbe agire, e la corrida perderebbe di significato. Per quanto rimango dell'idea che di significati, la corrida, sia ben povera. Il toro bravo, permettimi di dirti che ti sbagli profondamente, differisce invece molto da quello maremmano o chianino. Gatto e tigre sono felini, ma sinceramente non avrei dubbi su chi preferirei trovarmi di fronte. Il toro bravo attacca qualsiasi cosa si trovi in quello che lui ha deciso essere il suo terreno, il maremmano no. Il toro bravo è selvaggio, il maremmano no. Il toro bravo è capace di attaccare fino alla morte, a costo di sacrificarsi, il maremmano no. Per questo la corrida ha senso solo con il toro bravo, e con nessun altra specie. Toro bravo che peraltro, scomparsa la corrida, si estinguerebbe da lì a pochi anni. Io sottolineavo solo che tra toro bravo e toro maremmano il numero di cromosomi è sempre lo stesso, 60 cromosomi il toro bravo, 60 cromosomi il toro maremmano (o chianino et similia). Senza dubbio le caratteristiche morfologiche sono diverse, chi non le vede?, così come sono assai differenti le linee di selezione che hanno portato a due soggetti che, evidentemente, sono diversi. Non esiste il gene dell’aggressività, o il gene della strenua lotta fino alla morte, o il gene della selvatichezza, pure ammettendo che il toro bravo ha determinate caratteristiche che per certi versi lo avvicinano molto al progenitore selvatico, l’Uro. Ma questo è palese, dato che la razza è stata creata per un ben preciso scopo, al pari di molte altre come la Camargue in Francia, la Corriente nell’America Latina, la Maronesa in Portogallo o, appunto, il Toro bravo in Spagna. Il toro bravo era selezionato anche per altro, non solo per la corrida, quindi si potrebbe tranquillamente riconvertire il destino, se le corride sparissero. Sul fatto degli incroci credo che tu abbia invece un pò di confusione, non è così che avviene la selezione. La selezione della razza avviene tramite un processo che si chiama selective breeding, il cui scopo è mantenere determinate caratteristiche: produttività di latte, di carne, o anche aggressività, come in questo caso. Circa 15 anni fa il numero di toros bravos si aggirava su 68000 capi, e quelle delle vacche su 106513 capi. Non paragono questa razza a quella maremmana, o chianina, i loro numeri sono di molto inferiori. Ma queste due ultime razze sono selezionate per un determinato carattere stabile, che le avvia ad un determinato processo. L’aggressività che si ricerca nei toros bravos non potrà essere una caratteristica comune allo stesso modo in tutta la popolazione, in quanto carattere più labile rispetto, che so, ai litri di latte medi. Il selezionare certe caratteristiche e il far riprodurre soggetti specifici per quel carattere fa perdere molto materiale genetico (scartando altri soggetti) che potrebbe invece servire per stabilizzare la razza. E’ l’eccessiva selezione che porta ad una eccessiva consanguineità. Non sono io il primo a definire la corrida una liturgia, e però avendola conosciuta riconsco che sia una definizione che può adattarsi ad una sua descrizione. Se pensiamo a liturgia come leôs, popolo ed ergon, opera, posso darti ragione: è una manifestazione offerta al pubblico, alle masse. Ma non penso nemmeno lontanamente ad ammantarla del concetto di sacralità che la parola liturgia si porta seco, in quanto plateamente fuori luogo. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
misiaaa Inviato Giugno 6, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 Pienamente d'accordo con zarina! Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
vibrisse Inviato Giugno 6, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 ...e pure con Bardo.... Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
belmonte Inviato Giugno 6, 2008 Autore Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 Per Zarina: le reazioni di ognuno alla corrida sono diverse, in quanto reazioni sensibili, e quindi innegabili e insindacabili. Certo è che ci sono reazioni diverse ed opposte alla tua, egualmente legittime. Non è vero che non c'è reale pericolo per il torero: l'impressione può essere questa e non lo nego, ma il torero deve riuscire a indirizzare continuamente lo sguardo del toro sul panno, cosa che richiede una notevole tecnica, perchè il toro in qualsiasi momento della corrida, anche quando diminuito da pica e banderillas, è preciso e letale. E l'uomo è padrone della vita e della morte anche quando decide di castrare un gattino da appartamento, di fare degli incroci tra specie diverse, di uccidere una vipera perché pericolosa, un manzo per nutrirsi, un cavallo perché azzoppato. Per Bardo: il torero insegna ad abbassare la testa al toro con un lavoro paziente e misurato su ogni singolo toro (ogni toro ha il proprio combattimento, uno dei precetti della tauromachia), di certo in questo aiutato da picadores e banderilleros. Far abbassare la testa progressivamente è per arrivare al momento dell'uccisione con un toro pronto per una morte veloce e dignitosa, è l'attestazione di un dominio, la celebrazione della forza della ragione sull'istinto e sulla forza cieca. Sulla differenza tra sport (che prevede gareggianti che partono dalle stesse condizioni) e corrida ho già detto. Certo che senza picadores e banderilleros il torero sarebbe meno facilitato, ma non confondiamoci: picadores e banderilleros sono parte integrante e ineludibile della corrida, che si divide in tre atti ognuno dei quali ha una giustificazione e degli attori ben precisi. L'idea che la corrida sia una sfida tra toro e torero è ingannevole, perchè porta alla conclusione che sia impari: cosa che non deve né essere né non essere, ché non è questa la categoria con cui interpretarla. Poi però anche su questo si può approfondire, se ritenete sia il caso.. I banderilleros pongono un paio di banderillas sulla schiena del toro, provocando lesioni superficiali: per farlo affrontano un toro di 550 kg, armato di relative corna, lanciato in corsa, e lo fanno a cuerpo limpio, senza nessuna protezione. E' rischioso, credetemi, e quanto meno pari. Il torero si pone davanti al toro munito solo di un panno. Usa la spada solo in un momento preciso, quello dell'uccisione, che dura lo spazio di una frazione di secondo. Ma ripeto, non è quello della parita/imparità il metro attraverso cui misurare una corrida. La differenza tra toro bravo e maremmano non è solo morfologica, anzi in quello sono addirittura più simili che non nel resto. La differenza è in quel quid caratteriale che porta il toro bravo ad attaccare ciecamente, al di là della sofferenza che questo eventualmente provoca, a lanciarsi contro chi invade il proprio terreno ecc. Sulla selezione sei in errore, e lo dico senza nessun giudizio, ma solo per poter fare le dovute precisazioni. La razza del toro bravo non è stata creata, casomai conservata. E' assai diverso, lo riconoscerai. Il toro bravo ha potuto riprodursi e conservarsi solo in funzione della corrida, senza la quale sarebbe scomparso. A meno che, attraverso secoli di selezione per ammansirne il carattere, non avrebbe potuto essere ricalibrato come animale da allevamento: ma non è pure questo un decidere di una vita di un animale che autonomamente non l'avrebbe certo scelto? Si torna qui alla mia proposta iniziale di dibattito: io credo che nella corrida ci sia rispetto per l'animale, per l'animale toro bravo. Un'alta forma di rispetto, che non sempre si trova negli altri rapporti che l'uomo costruisce con altri animali. Non ho nessuna pretesa di convincervi che la tauromachia è romantica, emozionante, ecc. e non ho iniziato questa discussione per questo, nel rispetto delle idee di tutti e soprattutto del luogo in cui siamo. Vorrei solo provare a discutere con voi su cosa significhi rispettare un animale e di come questo rispetto si trovi (molto, ma è un avviso personale) nell'arena. Spero vorrete darmi atto di non avere altro che una onesta volontà di confronto, mi rendo conto che portare questo tema in un forum di animalisti possa apparire provocatorio, ma credo possiate accorgervi che l'approccio nonè quello. Saluti Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Antonella12 Inviato Giugno 6, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 Sulla selezione sei in errore, e lo dico senza nessun giudizio, ma solo per poter fare le dovute precisazioni. La razza del toro bravo non è stata creata, casomai conservata. E' assai diverso, lo riconoscerai. Il toro bravo ha potuto riprodursi e conservarsi solo in funzione della corrida, senza la quale sarebbe scomparso. A meno che, attraverso secoli di selezione per ammansirne il carattere, non avrebbe potuto essere ricalibrato come animale da allevamento: ma non è pure questo un decidere di una vita di un animale che autonomamente non l'avrebbe certo scelto? Ogni razza di animale domestico è stata "creata" dall'uomo. E cammina di pari passo con la sua civiltà. Innumerevoli specie domestiche si stanno e si sono estinte perchè la loro funzione nella società moderna è finita. Con mio grande dispiacere perchè comunque frutto di incroci che sono il risultato di migliaia di anni di adattamento ad una terra specifica. Se la fine delle corride dovesse portare all'estinzione del toro bravo, non sarebbe meno drammatico della scomparsa di decine di razze di asini da lavoro, di oche da carne e galline da cortile. Sicuramente una perdita per il patrimonio dell'umanità. Eppure anche l'estinzione di chi non è più utile allo scopo fa parte del ritmo della natura. Voler conservare le corride con il pretesto di conservare la razza è solo, per l'appunto, un pretesto. Moltissime razze di cani da lavoro si sono "riconvertite" in cani da compagnia esaltando alcune caratteristiche invece di altre, non vedo perchè non dovrebbe essere possibile anche per una razza bovina. E se anche si dovesse estinguere, nonostante il mio dispiacere, non sarebbe nulla in confronto alle continue perdite di animali selvatici che hanno invece alle spalle milioni di anni di evoluzione. Le razze domestiche non scelgono autonomamente il loro destino, nè nell'arena, nè nel macello. Hanno lasciato il loro destino nelle mani dell'uomo quando si sono fatte addomesticare. Ma questo non giustifica affatto il loro uso per "divertimento". E visto che parli della corrida quasi come di una funzione religiosa nella Bibbia è scritto: "E Dio richiederà il sangue degli animali versato ingiustamente". Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
bardo Inviato Giugno 6, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 Far abbassare la testa progressivamente è per arrivare al momento dell'uccisione con un toro pronto per una morte veloce e dignitosa, è l'attestazione di un dominio, la celebrazione della forza della ragione sull'istinto e sulla forza cieca. "Attestazione di un dominio" è una bella espressione: significa "guarda, ecco come ti piego alla ragione". Bisognerebbe però porsi una domanda: perchè si vuole ulteriormente "celebrare la forza della ragione sull'istinto e sulla forza cieca"? Sottolineo ulteriormente perchè già l'uomo, bipede dotato di intelligenza (poca), non la sfrutta abbastanza per capire che si vivrebbe eccezionalmente bene se agli animali non fosse fatto più di quanto già non gli si fa. Certo che senza picadores e banderilleros il torero sarebbe meno facilitato, ma non confondiamoci: picadores e banderilleros sono parte integrante e ineludibile della corrida, che si divide in tre atti ognuno dei quali ha una giustificazione e degli attori ben precisi. Ma come non si può prescindere dal tutto, non si può prescindere nemmeno dalla parte: le due tipologie di personaggi ci sono, e agiscono, non ci fossero probabilmente non sarebbe corrida, ma ci sono e svolgono il loro ruolo, che è quello di permettere che, alla fine, il torero esegua la sua mossa finale. L'idea che la corrida sia una sfida tra toro e torero è ingannevole, perchè porta alla conclusione che sia impari: cosa che non deve né essere né non essere, ché non è questa la categoria con cui interpretarla. Poi però anche su questo si può approfondire, se ritenete sia il caso.. Vorrei indagare. Sulla selezione sei in errore, e lo dico senza nessun giudizio, ma solo per poter fare le dovute precisazioni. La razza del toro bravo non è stata creata, casomai conservata. E' assai diverso, lo riconoscerai. Il toro bravo ha potuto riprodursi e conservarsi solo in funzione della corrida, senza la quale sarebbe scomparso. A meno che, attraverso secoli di selezione per ammansirne il carattere, non avrebbe potuto essere ricalibrato come animale da allevamento: ma non è pure questo un decidere di una vita di un animale che autonomamente non l'avrebbe certo scelto? Anche io lo dico senza alcun giudizio, siamo qui per amor di discussione mi pare, ma sei tu ad essere in errore sulla selezione. Ma zarina ti ha risposto abbondantemente. Creazione e conservazione son cose evidentemente diverse, riconosco. Ma anche nel caso del toro bravo si è creata la razza, è un dato di fatto. Potrebbe tranquillamente essere riconvertito, e se non altro, se pur non lo si facesse, non vedo perchè non lo si potrebbe allevare come semplice razza di bovino iberico. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
ela Inviato Giugno 6, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 Buona sera, dopo attenta lettura di queso interessante quanto controverso post, mi sorgono alcune domande che vorrei porre. Premetto che non potrei vedere una corrida; non credo che potrei sopportare la vista del combattimento, per quanto mi renda conto che c'è una grande e antica cultura alle spalle di tutto ciò. Dirò in più ,che sono rimasta affascinata dal fervore e dalla passione enorme che gravita intorno alla corrida , quando ho visitato il museo della Plaza de Toros de Sevilla, entro il quale è esposta addirittura la testa della madre del toro che uccise il mitico torero Manolete. Questo dovrebbe dirla lunga. Pur disapprovando tale pratica che non riesco a capire e nella quale non riesco a trovare lo spettacolo, ne figuriamoci , un senso, vorrei conoscerne i motivi e i significati intrinsechi, fin dalle sue origini. E' certamente una pratica (o disciplina?) con radici antichissime e per questo va approfondita, non foss'altro che per una questione culturale; vorrei quindi capirne il significato, quali radici ha, quando e perchè è nata e resite così fortemente una discilplina così cruenta. Dov'è il suo fascino, in cosa consiste (per questo ci vorrebbe un torero probabilmente) ?. Grazie Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
noemi.8 Inviato Giugno 6, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 Io non sopporterei vedere uccidere un animale, vederlo morire. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
FunFun Inviato Giugno 6, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 6, 2008 Belmonte, non siamo un sito di animalisti, ma siamo amanti degli animali, ci tengo a questo distinguo perchè di animalisti ne trovi anche qui, ma non sono esaltati e cioè quando arrivano degli animalisti esaltati, siamo intransigenti e non gli permettiamo di trascendere nei discorsi quando non sono costruttivi, esattamente lo siamo con chi ragiungge l'esaltazione contro gli animali, di solito questi ultimi sono solo dei troll, come saprai i troll sono quei personaggi che navigano in internet a creare discussioni per fomentare liti stuzzicando gli utenti, per riprendere il discorso distinguo quindi noi amiamo gli animali, cerchiamo di rispettarli a modo nostro senza esaltazioni di parte, magari in modo anche non condivisibile.Ad esempio tu citi discorsi e mi sembra in non meno di tre tue risposte in cui la castrazione del gatto o cose similari non sono naturali, bene si tratta degli stessi argomenti degli animalisti convinti, pensa che ironia per una persona come te che in un sito animalista radicale avrebbe ricevuto insulti a gratis per tutto il tempo, quindi la distinzione c'è ed è profonda. tornado invece al discorso paragone xneofobia/ corrida, pensavo di essere chiarissimo quando ho scritto con i dovuti distinguo, proporzioni ecc. non sottovalutare l'intelligenza delle persone che stanno qui discutendo, tutti hanno compreso il mio intendimento, tranne forse te. Tornando invece alla discussione, non è uno sport, non è una sfida, non è violenza sugli animali, ma cosa è a corrida secondo te? c'è un termine o una serie di termini in grado di farci comprendere o almeno farci comprendere cosa è per te la corrida? Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
belmonte Inviato Giugno 7, 2008 Autore Segnala Share Inviato Giugno 7, 2008 Ora le sollecitazioni sono davvero tante, e vi confesso che faccio fatica a rispondere a tutte: quindi mi scuso se tralascerò qualche spunto arrivato da alcuni di voi, ma altrimenti non riuscirei a proseguire. Per Bardo: il toro bravo è stato conservato, non creato. Zarina è libera di rispondere quello che vuole ma se sbaglia è giusto sottolinearlo. La sua riconversione non sarebbe possibile perché le sue carni (pur se gustose) non sono così eccellenti da valer la pena di allevare un animale così pericoloso e difficile da gestire. Poi, ripeto: non è la categoria della parità/imparità quella attraverso cui giudicare una corrida, qui non sono necessarie come in uno sport le stesse condizioni di partenza per affrontarsi. Per Ela: non è possibile dire dove "è" il fascino della corrida, ma solo è possibile dire "per me" il fascino della corrida è in questo o in quello. E' pratica tanto particolare, complessa, che suscita emozioni tanto forti e contrastanti che non si può definire e standardizzare. Per me, dunque, il fascino della corrida risiede nell'essere una tradizione secolare che ancora oggi appassiona milioni di persone nel mondo, radicata in alcune regioni della Spagna fino ad essere parte integrante della vita e della cultura di molti; risiede nel fatto che la corrida è un fenomeno squisitamente culturale, e di una cultura alta; risiede nel fatto che la corrida non è che l'ultimo atto di un processo decennale, secolare, che ha visto generazioni di ganaderos occuparsi dei propri tori, curarne le discendenze, conservarne la bravura fino a portarne sei quel giorno all'arena; risiede nei colori degli abiti del torero e del picador, della capa e della muleta; risiede in un rituale sempre uguale, che ogni volta viene celebrato e preservato; risiede nella musica, presente all'arena, e quando toro e torero si accoppiano e la banda suona il paso doble il momento è davvero sublime; risiede nel fatto che la corrida è rispetto per l'animale, per la sua natura e spscificità, non è né macello né tortura gratuita e tantomento diminuizione della di lui dignità; risiede nel fatto che la corrida abitua alla laicità; risiede nel fatto che la corrida fa veicolo di valori veri, il rispetto per sé e per l'altro, l'onestà, l'abitudine a governarsi, il sacrificio, la solidarietà, l'impegno, il coraggio; risiede nel fatto che la corrida è, semplicemente, vera. Per Funfun: spero abbiate capito che non mi interessa né provocare né disturbare; se avete questa impressione o siete infastiditi dai miei interventi basta dirlo e, non essendo questa casa mia, come sono venuto me ne vado. Se quello della castrazione è un tema caro agli animalisti non posso che felicitarmene, e per la prima volta mi sento in sintonia con loro. Condivido con te che l'integralismo degli animalisti non sia costruttivo, ed anzi io penso che ogni forma di estremismo e integralismo (politica o religiosa ad esempio) sia poco intelligente e dannosa, e vada combattuta. Non sottovaluto l'intelligenza delle persone che stanno qua dentro, e questa invece è una tua sottovalutazione della mia, francamente poco elegante. Se in un intervento in cui parli della corrida, criticandola (legittimamente), argomenti che un giorno finalmente l'uomo finirà di ucidere solo per il gusto di farlo come lo fece anche per gli ebrei...beh, non vedo molte altre interpretazioni, oltre la mia. Ma non è queso il punto, e se questo servisse a proseguire la discussione posso, se vuoi, riconoscere di aver sbagliato. La tua domanda è pertinentissima: cos'è la corrida se non è sport, sfida, ecc.? Difficilissimo dare una definizione unitaria ed esauriente della corrida. Potrei descriverne le fasi, l'evolversi degil atti, i gesti, ma sarebbe una riduzione meccanica insufficiente; come se per descrivere la nona di Beethoven un musicista ci dicesse: c'è un re, poi un si, poi un violino suona un do. Si potrebbe dire che la corrida è una lotta, che serve a dominare il toro. Quel toro particolare ogni volta, con le sue caratteristiche fisiche e caratteriali irripetibili, la sua condotta imprevedibile. Una lota in cui l'uomo provi a mettere dell'ordine in una carica che inizialmente non è altro che un mezzo di difesa caotico. Insegnare a un toro a caricare verso la stoffa, allungare la carica del toro più guardingo, ecc. Ma la tecnica definita per sé stessa non porta a molto, e una tecnica senza uno scopo non serve a molto. E a meno che non si creda che la corrida consista nel dominare un toro solo per dominarlo, anche questa dfinizione è incompleta. Qualcuno potrebbe dire che la corrida è un gioco. La pratica tauromachica affonda le radici nei millenni, affrontare il toro è la sfida millenaria dell'uomo . Per null'altro fine che il divertimento: corrida, course camarguaise, course landaise, encierro, recortadores, ecc. Ma così sarebbe dimenticare il toro. Che non gioca e non è lì per giocare, ma semplicemente, nell'arena, vive. Fino alla morte, tragica conclusione per un gioco. La corrida è uno sport? La componente atletica c'è tutta anche se non è la principale, provare le proprie forze, affrontare il pericolo, l'exploit individuale, il sacrificio, l'allenamento, la concentrazione. Tutte cose che si trovano nella corrida e negli sport. Ma conosciamo forse uno sport in cui il vincitore è conosciuto da subito? Ha senso parlare di risultato, di record, di misura in tauromachia? Si può parlare di competizione in senso stretto per la corrida...? No, e la corrida non è uno sport. La corrida è un'arte, forse. E' la creazione di un momento d'arte, evanescente e irripetibile, attraverso la dominazione di un animale selvaggio. Arte plastica, sublime in alcuni momenti, è conoscenza e armonia. Ma è curiosa un'arte che non produce opere. Dove sono, si può ribattere, le opere create da questa arte? Perchè è attraverso quelle che si giudica una produzione artistica, non (solo) attraverso la bellezza di un gesto. Rito, liturgia? Tutto è regolato, nella corrida, ed ecco perché la conclusione è conosciuta fin dall'inizio: la morte del toro, che conferma la necessaria sconfitta del caos delle forze naturali. Tutto è normato nella corrida, come in un rito: il tempio (la plaza de toros), gli stessi costumi, le stesse fasi per condurre il combattimento, gli stessi passaggi e gesti obbligati, il sacrificio finale che si svolge nel silenzio assoluto dei partecipanti (spettatori). Ma che strana cerimonia, senza dio né trascendenza. Che strana cerimonia quella in cui i partecipanti fanno comunione applaudendo, o in cui i partecipanti pagano i loro posti. Ecco, non c'è definizione e ci sono tutte le definizioni. La corrida non è arte, sport, liturgia, gioco, lotta. O meglio non è solo arte, sport, liturgia, gioco, lotta. E' queste cose, insieme, e molte altre, forse. Ma non voglio, credetemi, fare l'apologia della tauromachia: come vi ho già detto mi piacerebbe con voi davvero discutere su cosa significhi rispettare l'animale e quindi dirvi perchè, perlomeno a mio parere, nella corrida c'è molto, molto rispetto per esso. Un saluto. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
ela Inviato Giugno 7, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 7, 2008 Debbo per forza ripetere la mia domanda perchè la principale non consisteva sul "dove risiede il fascino della corrida", Voglio capire da dove scaturisce quella che chiamano "l'arte". La storia. Dove comincia, il perchè e perchè si è così diffusa, e visto che conosci anche le altre discipline della tauomachia che tu stesso citi, a aprtire dalla vicina provenzale, per arrivare al quella argentina, come si è sviluppata ed evoluta a seconda di dove venga praticata. Punto su questo, voglio sapere, sapere da dove viene, e perchè. Solo così posso giustificare una pratica che non mi piace; conoscendone la storia. E solo sapendo che chi la apprezza e la sostiene, ne conosce profondamente le radici e tutto quello che ne consegue. Sarebbe facile parlare di qualsiasi sport, disciplina o arte, se solo parlassimo di cosa provoca a livello sensazionale. Il vero conoscitore lo apprezza , oltre che per quello che gli fornice in termini di disciplina e sensazioni, per quello che rappresenta e per le sue origini, ne diffonde la cultura e l'origine. Si dimostra un conoscitore esperto e appassionato. Desidero solo che sia diffusa una "cultura" condivisibile o meno. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
belmonte Inviato Giugno 7, 2008 Autore Segnala Share Inviato Giugno 7, 2008 Grazie Ela per la domanda, ma per risponderti anche solo sufficentemente ci vorrebbe un trattato di centinaia, forse migliaia di pagine. La corrida e la tauromachia sono tradizioni e pratiche tanto complesse che non è possibile anche solo ripercorrerne la storia e le giustificazioni culturali o sociali senza affrontare un lungo lavoro di documentazione, analisi e soprattutto esposizione e trattazione. Posso segnalarti qualche link dove tu stessa puoi trovare notizie: non si tratta di siti fanaticamente pro-corrida, ti avviso. Ci sono le pagine in francese e in spagnolo di Wikipedia, magari per cominciare. C'è un interessante articolo di Baricco (1 e 2), che non è certo un saggio sulla storia della corrida ma perolmeno uno sguardo laico e sincero di uno scrittore (che, per inciso, non amo quasi per niente) alla sua prima esperienza in un'arena. Purtroppo in italiano non si trova un granché. C'è un articolo tratto da Il Domenicale, lo trovi qui a questo link: la corrida è anche un grande fenomeno culturale, come poche altre attività (ludica? artistica? sportiva?...) umane ha generato un'attenzione e una produzione culturale spesso di alto livello. Per il resto, ci sono centinaia, migliaia di libri (in spagnolo e francese soprattutto), molti dei quali ti assicuro davvero degni di nota. Che trattano della storia della tauromachia o di un aspetto particolare, ma non è certo qui il caso di darti anche solo qualche riferimento bibliografico. In italiano si trovano solo un paio di libri di Hemingway ed uno di Michel Leiris, nulla più. La cultura che tu implicitamente mi inviti a far conoscere e diffondere è cultura secolare e ricca, che certo io non ho le capacità dialettiche o solo la sufficiente esperienza per pubblicizzare. E' cultura, questo almeno so, di rispetto per l'uomo e per l'animale, e per il rispetto dell'uomo verso l'animale; è cultura che sviluppa e tramanda valori profondi: coraggio, pazienza, giudizio, serietà, laicità, sfida, onestà, giustezza; è cultura che mette in scena e rispetta la vita e la morte, che esalta la prima e non nasconde e rispetta la seconda; è cultura dell'arte e del bello, soprattutto; è cultura di passione, sacrificio, amore, virtù. Il come questa cultura si declina sono le varie forme di tauromachia che nei secoli si sono sviluppate e alcune delle quali ancora resistono, la più alta, la più tragica, la più bella delle quali la corrida. L'arte che tu richiami è arte effimera, nella corrida. E' l'effetto di chi, il torero, per dominare il toro fa ricorso a figure e gesti plastici, suadenti, armoniosi. Alla ricerca del bello. Che nella corrida c'è, non sempre in realtà ed anzi non troppo spesso, ma quando è presente è un momento di comunione tra torero, pubblico e (so che non ci crederete) animale. La corrida non è riproducibile. Bello che è momento unico ed irripetibile dell'incontro tra quell'uomo e quell'animale, che non rsi ripeterà più, e che in alcuni passaggi, istanti, passi è armonia, musica, ritmo, danza, passione, eccitazione, eros. Nessun'attività umana racchiude una carica simbolica ed emotiva pari a quella delal corrida. I piani della lettura della corrida sono infiniti. Essa è tragedia, seduzione, fasto, iniziazione, riscatto, rito, comunione, passione, arte. Baricco definisce la corrida un orrore grottesco che alcuni toreri tramutano in spettacolo sublime. Per essere una persona alla sua prima esperienza in un'arena, mi sembra una definizione abbastanza riuscita. Ma non voglio qui fare l'apologia della corrida e tantomeno convincere nessuno di voi, con queste righe ho solo voluto dare una risposta (incompleta e insufficiente, per ragioni di spazio soprattutto, e me ne scuso) a Ela che me la sollecitava. Se qualcuno ritenesse che i miei interventi siano poco compatibili con il vostro forum, mi rendo conto che potrebbero sembrare così, con la stessa serenità con cui sono arrivato sarei pronto ad andarmene, proprio perché non ho nessun fine provocatorio o irriguardoso. Un saluto. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
bardo Inviato Giugno 7, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 7, 2008 Il toro bravo è stato creato, poi conservato. Per una semplice ragione: partendo dal presupposto che non si può certo ritenere il toro bravo una razza primordiale, giunta a noi tal quale. E questo discorso vale per ogni "razza" di qualsivoglia animale presente sulla superficie del globo terracqueo. Nel toro bravo troviamo certo l'uro, il Bos primigenius, l'aurochs germanico, quello che si trova ancora rappresentato nelle grotte di Lascaux. Addirittura Giulio Cesare ne parla nel De bello gallico: Tertium est genus eorum, qui uri appellantur. Hi sunt magnitudine paulo infra elephantos, specie et colore et figura tauri. Magna vis eorum est et magna velocitas, neque homini neque ferae quam conspexerunt parcunt. La terza è la specie dei cosiddetti uri. Sono leggermente più piccoli degli elefanti, assomigliano ai tori per aspetto, colore e forma. Sono molto forti, estremamente veloci, non risparmiano né uomini, né animali che abbiano scorto. Non ricorda qualcosa questa descrizione? L'uro, tra le tante caratteristiche, aveva corna a lira portate in avanti. Mi pare di ritrovarle nel toro bravo. E poi, oltre all'uro, compare ad un certo punto nella linea evolutiva del toro bravo anche il Bos taurus brachyceros o Bos taurus longifrons, un bovide più snello e longilineo, più piccolo, dalle lunghe corna, chiamato longifrons proprio per la fronte più larga e le corna più distanziate, sempre "a lira". Era il comune bovide allevato dai Celti, scesi verso l'VIII-Vii secolo nella penisola iberica. Ergo, la razza prima si crea, poi e solo poi si conserva. Da Bos primigenius e Bos taurus longifrons deriva l'attuale Bos taurus, la vacca domestica che tutti noi possiamo al giorno d'oggi apprezzare. Questo significa che ci saranno razze che mostrano caratteristiche più vicine al Bos primigenius, come il toro bravo, la razza Camargue, la Romagnola (discendente dalla Podolica). Altre razze, invece, mostrano caratteristiche che le avvicinano più al Bos taurus longifrons, come ad esempio la Bruna. Zarine scrive il giusto, e non si può sottolineare il contrario. Che la conversione del toro bravo non sia possibile, è parer tuo: ma, come ho già detto, pensi che come razza, scomparse le corride, verrebbe dimenticata? Ci sono sempre gli estimatori, e di certo non si sprecherebbe così tanto materiale genetico, se pur quasi sempre lo stesso, lasciandolo scomparire. La razza è storia, la razza è impegno, è la razza ad esser cultura, e sudore della fronte, e di solito non si giustifica una manifestazione col rischio di perdere una razza. Che parimenti la manifestazione sia cultura, non sarò certo io a metterlo in dubbio. I secoli, come si dice, parlano. Ma le manifestazioni devono tenere conto di una cosa: il tempo dei Reyes Católicos ormai è passato, mutate le condizioni, mutate le motivazioni, mutate ancora le considerazioni che una manifestazione può avere nella gente (se è vero che il trend di gradimento della corrida di anno in anno scema, mostrando un inevitabile declino di estimatori), bisogna fare i conti con la realtà, e non astrarsi in un empireo di convinzioni datate. Potrà essere cultura, ma non per le ragioni che adduci. Non c'è rispetto dell'uomo verso l'animale, per le ragioni già citate. I valori trasmessi non sono reali valori: per valore intendo quella qualità che mi fa desiderare di essere simile a colui al quale reputo quel determinato valore. Il coraggio tanto decantato è una qualità che si deve mostrare di fronte all'imprevedibile, al rischio, all'inatteso: il torero che si trova in una arena invece conosce il perchè si trova lì (al contrario del toro), e per quanto ogni animale abbia il suo determinato carattere, e lo manifesti quindi in diverse maniere, con le quali il torero deve confrontarsi, di certo non ci si può aspettare un'ampia variazione di comportamenti da parte di un animale provato, ferito, impaurito, dolorante, ma un unica voglia, quella di sopravvivere. E al pari, non v'è ne' onesta, ne' giustezza. La vita non è messa in scena, la morte invece sì, che è vero non è nascosta, ma non è per nulla rispettata: la spettacolarizzazione della morte è sempre un abominio della ragione, non la sua esaltazione. Il rispetto che tu citi spesso è totalmente avulso da questo concetto, è troppo altro per poter essere utilizzato in questo ambito. Mi diverte osservare le definizioni che di rispetto da un noto vocabolario della lingua italiana. Cito: Sentimento nato da stima e da considerazione verso persone ritenute superiori, verso principi o istituzioni. Sentimento che ci trattiene dall'offendere gli altri, ledere i loro diritti o menomare i loro beni. Si comprende allora che utilizzare questa parola è quanto mai fuori luogo. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Antonella12 Inviato Giugno 7, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 7, 2008 Sulle origini della razza (una razza viene selezionata dall'uomo a partire da uno o più antenati selvatici) ti ha risposto abbondantemente Bardo, e pertanto non mi dilungo. Sulla sua riconversione mi permetto invece di contraddirti. Tu stesso affermi che le caratteristiche del toro bravo sono state conservate ed esaltate in secoli di storia e tradizione, e certamente sai come ciò si ottiene: facendo riprodurre i soggetti che presentano le caratteristiche che più ci interessano. Un processo completamente guidato dall'uomo, dove la natura ha il solo compito di rimescolare i geni, ma che con una buona conoscenza delle leggi di Mendel, può essere indirizzato dove l'uomo vuole. La selezione di una razza è cominciata migliaia di anni fa, insieme alla domesticazione degli animali. L'uomo ha scelto di far riprodurre gli animali che gli interessavano per le loro caratteristiche, fisiche o psichiche, bellezza o bruttezza, grandezza o minutezza, colore o lunghezza del pelo. Il processo di selezione ha permesso di far discendere da un solo progenitore, il lupo (canis lupus) le attuali centinaia di razze di cani (canis lupus familiaris), dal gigantesco alano al minuscolo chihuahua. L'intervento dell'uomo ha permesso in tempi recenti e brevi di trasformare l'aggressivo dobermann in uno dei cani più affidabili, sta facendo del border collie un cane da compagnia etc. etc. Pertanto nulla, assolutamente nulla, vieta di selezionare una razza di tori bravo meno aggressivi. Essi sono prodotto dell'uomo e come tale, in ogni momento, modificabile a seconda delle sue esigenze. Non tutti i vitelli diventano tori da corrida, questo significa che non tutti hanno la stessa indole aggressiva. E questo significa anche che, grazie alla meravigliosa invenzione della natura che è la variabilità genetica, si possono in ogni momento selezionare alcune caratteristiche a discapito di altre. Il mio sogno? Una corrida incruenta, dove tutte le eleganti figure siano eseguite da toreri senza spada e tori addestrati, e sono sicura che non è un sogno impossibile. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
belmonte Inviato Giugno 7, 2008 Autore Segnala Share Inviato Giugno 7, 2008 La bellezza della corrida risiede nel fatto che i tori non sono ammaestrati. Altrimenti potremmo fare corride con gli orsi, le oche, le scimmie. La condizione fondamentale della corrida è la bravura, caratteristica prima del toro bravo. Che non è stata creata dall'uomo. Sopprimere la corrida equivarrebbe alla fine della razza del toro bravo, che rimarrebbe in pochi esemplari esposti in qualche campo per il diletto di quegli estimatori di cui parla Bardo. Non tutti i vitelli diventano tori da corrida, vero: solo quelli che il ganadero ritiene abbiano un quid di bravura e casta (sprattutto) superiore e sufficiente ad essere presentati in un'arena. Non credo sia qua il caso di discettare sul concetto di coraggio, come Bardo propone: non è vero che in un'arena siano assenti quelle precondizioni (peraltro non le sole, e qui Bardo si sbaglia) reagendo alle quali si dimostri coraggio. L'imprevedibile, il rischio, l'inatteso sono elementi immancabili e non ovviabili di ogni corrida in ogni istante. Su questo non ci possono essere interpretazioni: è così. E' vero che il torero sa cosa lo aspetta (una serie di momenti codificati, il dover affrontare un animale ecc.) ma non sa come questo cosa sarà. Ogni toro è un essere a sé e irripetibilie, con reazioni differenti da qualsiasi altro, con un carattere unico, con un comportamento unico. Ogni toro è a suo modo, e in relazioni alle condizioni (che mutano ad ogni istante) che si trova ad affrontare, pericoloso e letale. Pur se diminuito dalle picche e dalle banderillas. Anzi, è proprio nell'ultimo atto della corrida, quando il toro ha già passato la prova della pica e delle banderillas e si trova di fronte al torero da solo, che il toro è più pericoloso, perchè sente il pericolo sempre più prossimo, è indebolito e quindi si difende, risparmia le energie e con il corno si fa molto più preciso. Se al suo ingresso nell'arena il toro cerca di attaccare e combattere indistintamente ogni cosa che vede nel suo terreno, nell'ultimo atto il toro indirizza ogni suo attacco, e i suoi colpi di corna, verso l'uomo, che se non ne facesse deviare la carica con l'aiuto del panno sarebbe il suo bersaglio. La morte del toro non è spettacolarizzata. Il pubblico non entra all'arena per godersi lo spettacolo della morte del toro. Il pubblico non va all'arena per godere delle sofferenze del toro. La morte e i castighi (traduco malamente dallo spagnolo castigos, scusatemi) sono una celebrazione, gli atti inevitabili di una funzione codificata e necessaria. E la corrida è arte perchè rende queste pratiche belle, sì belle, armoniose, plastiche, musicali, oniriche, ecc. Nella corrida c'è rispetto dell'animale, molto. Anche più che in altri rapporti che l'uomo ha costruito con altri animali. Nel prossimo post (non mi sottraggo alla discussione ma ora proprio non riuscirei per questioni di tempo) proverò ad argomentarvi perché è così. Un saluto Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
bardo Inviato Giugno 7, 2008 Segnala Share Inviato Giugno 7, 2008 Torno a dire che la giustificazione della corrida come salvezza della razza di toros bravos è priva di ogni fondamento: anche perchè, se interessati ad una razza, non si farebbero certamente sopravvivere pochi esemplari, ma si attuerebbe un piano di monitorazione volto a conoscere il numero esatto dei capi, il loro diverso utilizzo, si stimerebbero delle caratteristiche, probabilmente differenti da quelle richieste attualmente, così come giustamente scriveva zarina, si individuerebbero i soggetti da incrociare, e come per tutte le altre razze, si salverebbe questa. Molto semplice. Non proponevo affatto di discettare sul concetto di coraggio, era una mia semplice opinione personale, lungi da me proporla a pensiero generale. Il mio era un mero elenco delle condizioni che puor moi danno l'idea del coraggio, che qua non riscontro. Quindi il pubblico che si siede tra gli spalti dell'arena va ad assistere ad una celebrazione. La celebrazione, usando le tue parole, "della vittoria della ragione sulla forza bruta, dell'uomo sull'animale selvaggio". Ma il risultato finale, qual è? Il toro alla fine muore, dopo un gran sbandieramento di colori, mosse, svolazzi (perdona questo linguaggio poco appropriato, non me ne intendo). Perchè celebrare una morte in questo modo? E la corrida è arte perchè rende queste pratiche belle, sì belle, armoniose, plastiche, musicali, oniriche, ecc. Che i movimenti dei vari "attori" di questa "celebrazione" siano plastici, spettacolari, armoniosi, senza dubbio, e che i colori, i rumori, lo siano altrettanto, perfettamente d'accordo. Ma è una morte, ne' più, ne' meno. Anzi, non si porta nessun rispetto (una parola a noi tanto cara) alla morte, che è sempre un evento doloroso. La si riveste di fronzoli, ma è sempre lì. E questa "celebrazione" non è affatto "necessaria", per chi poi? Per i pochi "estimatori" di questa manifestazione, questi sì che lo sono realmente, "estimatori" che si dilettano. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
belmonte Inviato Giugno 8, 2008 Autore Segnala Share Inviato Giugno 8, 2008 La salvezza del toro bravo non è lo scopo della corrida, ne è la conseguenza. Non ne è la giustificazione necessaria, ripeto. Perché celebrare la morte in questo modo? Perché questo è il fine della corrida, celebrare la vittoria della ragione sulla forza selvaggia, e la morte dell'animale è un male necessario, e lo si fa con svolazzi ecc. perché l'uomo ha deciso di trasformare questo evento tragico e luttuoso in produzione d'arte. Il pubblico, o estimatori come preferisci definirli, non si rende all'arena per assistere alla morte fine a sé, per assistere alla violenza fine a sé. Si tratterebbe in quel caso di un manipolo di pazzi sanguinari, di sadici da manicomio. Tutt'altro, e il pubblico della corrida è fatto di gente sensibile, rispettosa, laica, pacifica. Che va alla plaza de toros per ammirare il bello, per vivere l'emozione dell'istante, per apprezzare il coraggio del torero e il valore del toro. Sì, del toro. Che è l'attore protagonista di questa rappresentazione vera e non mendace, in cui il rispetto per l'animale è sacro. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Recommended Posts
Per favore accedi per lasciare un commento
You will be able to leave a comment after signing in
Accedi Ora